Alba Donati vive a Milano e lavora presso l'ufficio stampa di un importante editore. Come le è venuta l' idea di trasferirsi in uno sperduto paese della Lunigiana ad aprire una libreria? Il romanzo ruota attorno a questa domanda, e lo fa in forma di diario, giorno per giorno. La risposta immediata della scrittrice è che "le cose non vengono in mente, le cose covano, lievitano, ingombrano la nostra fantasia mentre dormiamo, (...) e a un certo punto bussano: eccoci, siamo le tue idee pronte ad essere ascoltate". Fra le pieghe del racconto si può ritracciare un altro motivo, intimo e famigliare: tornare alla casa dove era cresciuta da bambina: una casa "metà abitabile e metà sprofondata nel nulla", con due porte, una "andava alle cantine, luogo che ha aggiunto almeno un paio d'anni all'analisi con la dottoressa Lucia", ed una saliva alla soffitta per una scala nuova costruita dal padre, ma che proseguiva poi con una in legno, perché "l'amore paterno si era interrotto". Per chi ha vagheggiato il sogno di aprire una libreria per vivere tra questi oggetti misteriosi e affascinanti, e nello stesso tempo vorrebbe capire perché il libro ci sostiene nell'infanzia così come nella vecchiaia, il diario di Alba Donati pare promettere mondi inesplorati nell'inconscio e nella funzione serenatrice della letteratura. Ed invece prende il sopravvento l' editor che ha vissuto nel mondo editoriale, tra critici, editori e intellettuali: più che un cammino verso sé stessa e le sue origini, il diario assume i contorni di una carrellata tra i libri amati dalla scrittrice. Numerosi sono gli spunti di lettura, le proposte interessanti, ma dov'è la storia della libraia neofita? La Lunigiana si dissolve, la figlia, la madre e il padre restano sullo sfondo, solo accennati, e pure lo stuolo di amici e benefattori rimane senza parola; ma ciò che è più grave che è senza voce la libreria, quel particolare negozio di difficile avviamento e gestione oggi, dinanzi a tanta caleidoscopica confusione. Al di là del Crowdfunding e delle vendite "per corrispondenza" ha avuto successo? Quanta fatica è stata necessaria? Su che cosa ha fatto leva?
La forma del diario pone al centro l'io ed è quindi un modo per esprimere angosce, dubbi, sensazioni e sentimenti. Con il diario ci si apre lentamente, un passo alla volta. In questo racconto il diario è solo un espediente che appesantisce la narrazione rendendola ripetitiva, frammentata e prolissa.
Perché non leggerlo? E' noioso e banale, è interessante solo una carrellata di proposte.