Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Una casa fuori dal tempo

scritto da Masini Beatrice
  • Pubblicato nel 2024
  • Edito da Mondadori
  • 236 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 15 ottobre 2025
" S'avvia tra i muri, e preda della luce..../forse eri tu, ora è un'apparizione/o forse è tutto ciò che non ha pace/ (...) E' una figura, non ha requie.../è nostra la credevo una chimera" ( da "S'avvia tra i muri" della raccolta Avvento notturno di Mario Luzi).  Vengono in mente questi versi leggendo questo romanzo, che parla di presenze fuori dal tempo, ombre e luci che vivono d'inverno nel regno dei morti e d'estate in quello dei vivi, come nel mito di Persefone.  Di certo Vera, questa timida ragazza inglese del primo Ottocento, non si sarebbe aspettata di avere un'esperienza incredibile: divenire l'amica di Ginestra, cui spetta vivere per l'eternità come Persefone, in bilico tra l'oltre tomba e il mondo dei vivi. La storia inizia in Inghilterra. Vera è orfana di entrambi i genitori e ha solo un fratello maggiore, Caspian, appassionato di archeologia. Vera studia italiano nelle scuole londinesi fondate dall'esule Mazzini (ho apprezzato questo riferimento a un ruolo importante e dimenticato del fondatore della Giovine Italia). Caspian decide di portare la sorella con sé a Pompei, dove è impegnato negli scavi.  Vera si muove libera tra le pietre della città romana, quando le compare a fianco Ginestra. Come nella poesia di Luzi Vera si accorge dell' improvvisa presenza di Ginestra << non dal rumore, perché non ne fa: a farla voltare è un risucchio, un vuoto d'aria, come quando stai volando troppo in alto su un'altalena>>. Ginestra è <<alta come lei, (...porta sandali piatti, di cuoio rosso un po' sbucciato...>>, ma è inutile descriverla, è meglio ammirare il ritratto che ha fatto la disegnatrice Elisabetta Stoinich delle due ragazze, insieme, con le mani affettuosamente intrecciate come due amiche, sbarazzine, piene di vita, sorridente Vera, leggermente malinconica Ginestra nella sua tunica romana e i suoi capelli ribelli, così somigliante ma così diversa da Vera, col suo composto abbigliamento vittoriano. Ma perché si percepisce in Ginestra una lieve malinconia? La ragazza sa che perderà Vera all'arrivo dell'inverno così come non potrà più vivere come i mortali. C'è una svolta nel racconto; gli archeologi riescono a riprodurre in un calco la figura di una donna morta nella grande eruzione del Vesuvio, questa donna è la madre di Ginestra. L'attesa eterna di Ginestra è divenuta inutile, ha potuto rivedere la madre, può abbandonare il regno dei morti. Chiede alla Dea il permesso di lasciare l'allegra e vacua comunità delle compagne; in cambio della libertà la Dea vuole Vera. Prevale l'amore e Ginestra si condanna alla prigione eterna. <<Sono scivolate via l'una dall'altra, le mani strette si sono separate, l'intreccio delle dita si è sciolto. La terra si è spaccata davanti a loro, allontanandole. (...) Invece di far cadere Vera nella voragine (...) Ginestra l'ha guardata negli occhi per un lungo istante>>. Tornando nella fredda Londra, Vera si ricorderà dell'amica e del suo sacrificio?

Beatrice Masini ha scritto un romanzo delicato, soffuso, quasi evanescente. La passione per la mitologia greca e l'archeologia l'hanno spinta a intrecciare il percorso di formazione di Vera, una vera e propria rinascita, con la storia dei primi scavi di Pompei, tra conservazione e avidità di guadagno, tra nuove tecnologie e il faticoso e pericoloso lavoro degli operai. Si pensi alla bella figura del piccolo Nico, costretto a lavorare ancora bambino, e alla descrizione dei calchi, un metodo largamente diffuso nell'Ottocento anche per divulgare e mantenere le opere dell'antichità. Questi riferimenti realistici sono il contorno di una storia di forte impronta filosofica: il tempo, <<che erode e non lascia nulla intatto. Il tempo che ha sempre fame, e mangia tutto. Invece prima -- prima, adesso, dopo, quando era, quando è stato, quando sarà -- di là, prima, era, è tutto così perfetto e levigato>>. Sovrastata da cotanta metafisica la trama ne risulta schiacciata, indebolita, fragile; i protagonisti non sono approfonditi in termini esistenziali e psicologici, a cominciare da Vera e Ginestra. 

La scrittura è elegante e musicale, ben corredando la lieve malinconia della storia. Le frasi sono sinteticamente perfette, il lessico è ricco eppure moderno. Il lettore scivola leggero attraverso il bell'italiano, ma ad un certo punto si chiede: dov'è il fuoco in tanta virtuosità stilistica?

Perché leggerlo? La trama è fragile ma è piacevole da leggere.

Altre recensioni che potrebbero interessarti

Il lato oscuro della Luna

Geda Fabio e Magnone Marco