"Molti anni fa, in una minuscola isola di un lago d'Italia, vivevano alcune persone delle quali s'interessa la presente storia". Carla "aveva i capelli già molto grigi, in questo millenovecentotrenta, ma il volto era dolcemente fresco, giovanile, e conoscendola ci si spiegava lo stile dei suoi romanzi". Il padre, il vecchio Antonio, la rimproverava spesso perché non approvava i libri della figlia, malgrado fossero di grande successo; criticava pure il figlio Celestino, "troppo alto e grosso e forte". "Tu sei tutto intelligenza, come i tenori famosi sono tutta voce. Per il resto non hai altro, ti manca persino il buon senso." C'erano poi altri ospiti: un cugino e sua moglie, Jole e Vittorio, parenti poveri e giovani, il custode Giovanni e due domestiche, il cane Pangloss al quale Celestino cercava disperatamente di insegnare a riconoscere i numeri. Non accadeva mai nulla. "Era una terra, rarissima, senza avvenimenti. Si viveva soltanto, e questo era già molto; (...) ma questa storia non esisterebbe se un certo fatto non fosse accaduto, cominciando una certa sera di maggio di quell'anno." Arrivano sull'isola, a trovarvi rifugio, due furfantelli, che vivevano di rapine negli alberghi, di gioco d'azzardo e di piccoli imbrogli. Guido e Beatrice non nascondono di essere inseguiti dalla polizia; e tuttavia Celestino decide di accoglierli, in parte già intrigato dalla donna, di una dolcezza morbida e serena e talvolta sguaiata, e perché ha un obiettivo: insegnare ai due ad essere onesti. Celestino elabora un programma scientifico, d'altra parte, come dice il vecchio Antonio, "qui si prendono le cose troppo sul serio. L'eternità, la verità, l'infinito, la matematica". Come c'era da aspettarsi il programma fallisce miseramente: Guido e Beatrice rubano soldi e gioielli, poi, una volta scoperti, se ne vanno a riprendere la solita vita. "E' passato un anno, tutto sembra come prima: ma non è vero". L'isola è in quarantena per la scarlattina, portata da un piccolo orfanello accolto dalla famiglia; Guido e Beatrice si ripresentano nell'isola, ma ben diversi dal tono che avevano la volta precedente. "Gli abiti che indossavano gli mostrarono subito la decadenza, la sfortuna. Dovevano aver attraversato un brutto periodo, davvero, e stavano davanti a lui (Celestino), senza vergogna, ma anche senza spavalderia. I modi non erano disinvolti come una volta, stavano quasi impacciati e consci del loro impaccio, ma senza volontà di reagire all'abbattimento". Questa volta sembra più facile il programma di Celestino: ha dinanzi due alunni, umili, rassegnati, disponibili ad apprendere valori morali e un mestiere onesto. C'è qualcosa di più: la generosità di Carla e Celestino diviene prima compassione, poi affetto e quindi amore, Carla per Guido e Celestino per Beatrice. E quindi potremmo dire che non sono la scienza o la virtù a cambiare gli uomini, ma l'amore. Sarebbe un bel finale, romantico e rassicurante, se non capitasse un altro avvenimento: Jole e Vittorio, da quattro anni nell'isola, hanno sistematicamente rubato alla famiglia che li aveva accolti; scoperti, lasciano l'isola con il maltolto per poi tradire tutti, denunziando alla polizia Guido e Beatrice e mettendo nei guai giudiziari anche il vecchio Antonio, in quanto ha dato rifugio a due ricercati.
Mi rifiuto di svelare il finale. E' una favola, scritta con elegante leggerezza, la quale trasmette tre messaggi importanti: è inutile chiudersi in una isola in una mediocre sicurezza, gli avvenimenti sono più grandi di noi e ci travolgono; i mascalzoni si nascondono dietro alle persone rispettabili ed amiche, in una sorta di "mondo rovesciato"; ed infine senza l'empatia (pietà, solidarietà, simpatia) non si va da nessuna parte. Sono messaggi attuali: lascio al lettore giudicare.
Il romanzo riporta la data del 1942; in realtà non fu mai pubblicato, anche se probabilmente commissionato dal Corriere della Sera. Ciò spiega in parte la fragilità della trama, esile e scontata, e la superficialità dei personaggi, solo un abbozzo e più stereotipi che reali figure (soprattutto Celestino); il racconto è anche uno spartiacque tra i numerosi racconti pubblicati sino al 1940 (di letteratura rosa e che risentono del clima fascista) e i grandi romanzi polizieschi del dopoguerra: l'autore è in cammino verso uno nuovo stile, maggiormente incisivo.
Perché leggerlo ? Elegante, intriso di dolce malinconia.