Siamo nel Maine nel 1934: a seguito della grande depressione una famiglia ha dovuto lasciare la città per trasferirsi ai piedi di una montagna, ai limiti della foresta, adattandosi a vivere in un ambiente totalmente differente rispetto a quello urbano. Confessa la madre alla figlia Ellie, ancora adolescente: "guardò alle mani rovinate. Mi sento una straniera in questa nuova pelle. Mi lasciai dietro troppo di chi io ero sempre stata."Ellie, invece, è affascinata dalla nuova vita, vuole conoscere e adattarsi. In questo l'ha aiutata il padre, riferimento fondamentale per la giovane ragazza. "Questo legame con mio padre e la natura selvaggia crearono un solco tra me e mia madre, e con mia sorella specialmente, perché entrambe parevano pensare che io le avessi in qualche modo tradite sentendomi felice quando esse non lo erano". Per comprendere quale sia per la ragazza "l'eco della montagna" si può riportare l'episodio dell'incontro con l' orso. "Ma allora feci l'errore di leggere, nei suoi occhi, quel primitivo che io ammiravo. Di sentire, in lui, un amore di cose che io amavo: giacere in un prato con l'erba che cresce alta tutto intorno, nascondermi da ogni cosa tranne che dal cielo e da stormi di api, ricchi di polline di fiori, che annuiscono verso di me (splendida espressione!) saltellando come volano le api. O il rosa del tramonto. O il limpido sussurro di un tordo del bosco". Siamo in piena idealizzazione romantica della natura! In Ellie convivono sentimenti contradditori: una solitudine sofferta perché non si riconosce più parte della famiglia e un senso di libertà in un ambiente nel quale può girovagare, andare alla scoperta della foresta imparando a raccogliere il miele e facendo lavori pratici con l' insegnamento paterno. Questa labile situazione precipita quando il padre ha un grave incidente che lo riduce in coma. Ellie se ne assume la colpa tacendo la verità su quanto era accaduto: era stato il fratellino che, correndo dietro un coniglio mentre il padre segava un albero, aveva spinto l'uomo a spostarsi facendosi colpire dalla pianta mentre cadeva. "Parte di me voleva dirle che era stata colpa di Samuel (il fratellino), se il piccolo potesse essere accusato di qualche cosa. Ma quando pensai di dire queste parole, mi sentii fragile e triste.(...) Decisi che sarebbe stato peggio scaricare la colpa che assumerla. Se avevo imparato qualche cosa dalla montagna, e da mio padre, era che mi sarei sentita più forte e più felice se fossi stata capace di affrontare le avversità e di farlo bene. Così rimasi in silenzio. Ed essi presero il silenzio per una confessione." Come farà Ellie a vincere l'angoscia che la sovrasta: la lontananza dalla madre e dalla sorella, la vista del padre paralizzato, il non più sereno rapporto con il fratellino, la vita difficile in un ambiente selvaggio, le privazioni materiali di una famiglia impoverita e sola. Ci riuscirà inoltrandosi nella natura misteriosa, scoprendone i segreti magici e salvifici.
Di certo è un romanzo di formazione, anche se bisogna dire che Ellie pare già una ragazza forte e determinata sin dall'inizio della storia. E' come se le difficoltà della vita e le forze della natura abbiano fatto uscire fuori qualche cosa che Ellie aveva già. Ciò che grava sull'intera narrazione, ricca di personaggi e di avventure, è la banale raffigurazione di una natura benigna, sogno di una fuga dalla vita urbana e industriale. E' troppo facile! Il bosco, la montagna, gli animali selvaggi non sono amici ma forze primordiali che rispondono alle cieche regole del mondo primitivo. Apparentemente Ellie va alla scoperta del nuovo ambiente, in realtà quest'ultimo è solo lo specchio di ciò che noi vagheggiamo sia la natura. Per capire i limiti del romanzo, occorre rivolgersi all'Isola del Tesoro (si veda recensione in questo sito), dove Jim affronta da solo i pericoli, sfugge al fascino del male, che esiste nonostante quello che pensiamo, e in tal modo diviene realmente adulto.
La scrittura è elegante, alternando dialoghi serrati e belle descrizioni, ricche di espressioni lessicali musicali e affascinanti. In una carrellata troppo lunga, la trama si sfilaccia, diviene prolissa e perde d'efficacia rispetto all'avvio del racconto.
Perché non leggerlo? E' banale.