Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Nemesis

scritto da Roth Philip
  • Pubblicato nel 2010
  • Edito da Jonathan Cape London
  • 280 pagine
  • Letto in Inglese
  • Finito di leggere il 26 maggio 2016

Nella mitologia greca Nemesis è la dea della giusta e fatale vendetta per colpe rimaste impunite.Quante volte abbiamo pensato che malattie, incidenti, disgrazie fossero fatalità che dovessero avere origine in una colpa ? Dobbiamo trovare comunque un responsabile in una tragedia, non possiamo accettare che ciò che accade non sia una necessità, non abbia una ragione; non ammettiamo che Dio "è lʼeco di tutto il nostro vano gridare.
(...) Colui che conosce il prima e il dopo e le ragioni del tutto e però purtroppo non può dircele per questʼunico motivo, così futile !: che non esiste" (Sebastiano Vassalli La Chimera).
Philip Roth parla di questo e lo fa raccontando dellʼepidemia di polio che travolse una cittadina degli Stati Uniti nel 1944, in piena seconda guerra mondiale.
"Perché anche questa era una guerra reale, una guerra di massacri, rovine, perdite e sventure, guerra con i danni di una guerra, guerra sui bambini di Newark".
Bucky Cantor è un giovanissimo istruttore sportivo, campione di giavellotto, un ragazzo solido e forte; ha evitato di andare in guerra per un grave difetto alla vista.
Orfano di madre, abbandonato dal padre, è stato educato dal nonno materno alla dedizione al lavoro, ai valori morali, ad uno spropositato senso di responsabilità.
È un supervisore estivo.
Chiuse le scuole, il suo compito è di gestire i ragazzi e le ragazze del quartiere ebraico della città di Newark, e lo fa con grande impegno, addestrandoli allo sport, educandoli ai giochi di squadra e insegnando lealtà e determinazione.
Le sue qualità gli sono riconosciute dagli alunni così come dalle famiglie.
Unʼepidemia di polio, allora incurabile e senza vaccino, si sta diffondendo nei vari quartieri e inizia a colpire anche i ragazzi affidati alla supervisione di Bucky.
I casi di polio, alcuni gravi e mortali, si intensificano e il giovane non riesce a capire le ragioni della calamità: è stravolto, è convinto di non fare abbastanza, ma cerca comunque di mantenere la calma e di trasmetterla ai ragazzi.
La fidanzata sta trascorrendo lʼestate in un campo estivo, ai bordi di un lago.
Gli ha trovato un posto di istruttore di nuoto, disciplina nella quale Bucky eccelle.
Perché non lasciare una città ammorbata dalla polio e trascorrere invece lʼestate in un luogo sicuro e meraviglioso, insieme con la ragazza ? Bucky è incerto, si sente già in colpa per non essere stato arruolato, non vorrebbe abbandonare i suoi ragazzi, ma poi accetta.
Ma non può sfuggire alla colpa (quale ?).
Dopo pochi giorni dal suo arrivo si verificano i primi casi di polio nel campeggio; è quindi lui lʼuntore ? È sua la responsabilità dei ragazzi morti o gravemente resi disabili, che gli furono affidati a Newark ? È lui che ha portato la terribile pestilenza nel campeggio ? Deve scontare la giusta punizione; e lo farà con ottusa volontà, senza perdonarsi nulla: si ammala anche lui di polio, resta disabile per tutta la vita, rifiuta le profferte della fidanzata, la quale lo ama comunque, si condanna a vivere da solo.
"Sorrise (...) con un sorriso molto simile ad una smorfia dolorosa, che indicava stanchezza e non gioia.
Non cʼera luce in lui.
Ciò che mancava era lʼenergia e la capacità che un tempo erano al centro del suo carattere.
E di certo la sua componente atletica era completamente svanita.
Non erano soltanto un braccio ed una gamba ad essere inutili.
La sua personalità originale, tutta quella vitale determinazione che ti avrebbe colpito nel momento in cui lo avessi incontrato sembrava essa stessa strappata via."

È un racconto che si legge di un fiato: la scrittura è fluida, il ritmo narrativo è incalzante malgrado le divagazioni di carattere filosofico.
Roth riesce abilmente a descrivere il percorso del protagonista: tutto è già scritto nel suo destino, nelle colpe del padre, ed eppure per il lettore è una sorpresa rendersi conto di quanto sia inutile combattere e come non valga la virtù se una mano invisibile, un Dio crudele, conduce i fili della nostra vita.
Ma allora non siamo liberi ? Roth cerca di recuperare nellʼultimo capitolo, con il confronto da Bucky e un altro giovane anchʼesso reso disabile dalla polio, il quale, tuttavia, è stato capace di avere unʼesistenza normale e felice.
Purtroppo, è un capitolo un poʼ appiccicato, ridondante e prolisso: una caduta nella narrazione, un voler comunque offrire una conclusione non totalmente negativa.
Il romanzo si chiude con unʼ affascinante descrizione del lancio del giavellotto da parte di Bucky, una esaltazione della bellezza del movimento di un atleta, ma anche il melanconico riconoscimento di un gesto non più possibile: una chicca stilistica che toglie il respiro.

Perché leggerlo ? Si legge molto bene e apre riflessioni sul bene e sul male.

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