Benedetto Croce ha stroncato questo romanzo, il primo di Fogazzaro, osservando come manchi " lʼintuizione centrale che domini tutte le altre" e prevalga invece una irritante confusione.
Si è tentati di dargli ragione se ci si lascia condurre dalla storia, con i suoi innumerevoli episodi secondari.
Se si legge invece il libro assumendo il punto di vista di uno dei protagonisti, Corrado Silla, appare evidente come ci si trovi dinanzi alla narrazione di un travagliato percorso spirituale, che si sviluppa tra irrequietudini esistenziali e ricerca della fede, lʼunica che può dare equilibrio e serenità.
Silla, dietro il quale si nasconde lo scrittore, è un " ingegno non lucido, mistico di tendenze, potente per certe intuizioni fugaci piuttosto che per nerbo suo proprio e costante ..
aveva idee poco definite, poco pratiche, ardente spiritualista....
amava, anche in tenue materie, appoggiarsi a qualche grande principio generale".
Ha scritto un breve racconto, ignorato dal pubblico e dalla critica, ma che ha trovato notevole interesse in Marina di Malombra, giovane aristocratica, orfana e povera, accolta per questo da un ricco zio.
Lo scrittore la descrive dinanzi allo specchio: " dallʼampio accappatoio usciva, come da una nuvola bianca, il collo sottile, elegante, e fra due fiumi di capelli biondi-scuri, ove lucevano due grandi occhi penetranti, fatti per lʼimpero e per la voluttà ...
si gittò alle spalle con una scrollata di testa i due fiumi di capelli e chi sa quanti pensieri torbidi".
Silla e Marina hanno molte affinità comuni, soprattutto una irrequietezza che si esprime in comportamenti impulsivi e in meditazioni disordinate e allucinanti, ma il povero Corrado, debole e insicuro, è travolto dalla donna, la quale lo caccia, lo ricerca, lo chiama disperatamente, gli dichiara il suo amore ed infine lo uccide.
Dʼaltra parte Marina è dominata dai fantasmi del passato, ossia dalla folle determinazione di vendicare lʼassassinio di una sua antenata, la prima moglie del padre dello zio.
Ella vede in Corrado la reincarnazione dellʼomicida e, pur amandolo, deve comunque punirlo con la morte.
La storia della coppia Silla e Marina non ha una matrice razionale, per esempio psicologica, ma appartiene al mondo del magico, del fantastico, del sogno.
La colpa di Silla è di lasciarsi prendere dal fascino oscuro di uno spiritualismo non ancorato alla fede, alla razionalità e allʼordine della religione cattolica.
Al contrario lʼaltro filone narrativo, la coppia Silla ed Edith, si sviluppa intorno alla ricerca della fede.
Edith è una ragazza tedesca, giunta in Italia per ricongiungersi al padre, vecchio esiliato che aveva trovato ospitalità presso lo zio di Marina.
" Era graziosa nel suo abito nero, semplicissimo, corto ma non troppo, con un mazzolino di viole alla cintura ....
nel viso delicato, leggermente roseo, la bocca e gli occhi avevano una espressione più spiccata di fermezza.
È strano come quegli occhi esprimessero intelligenza della vita reale, contemperata di bontà.....
quale se un altro spirito infuso al suo, uno spirito malinconico si ravvivasse qualche poco nella gaiezza di lei".
La fede domina la personalità di Edith e ne guida i sentimenti e i comportamenti.
" Lʼelegante forma bruna di Edith, che egli vestiva di poesia", conquista Silla, che vagheggia di trovare in lei quellʼequilibrio a lui così necessario.
" E sentiva in se stesso una luce serena, un calore così lontano, gli pareva, dallʼindifferenza come dalla passione, un sorgere di non so quale indefinibile fede".
Ma il richiamo del fascino oscuro di Marina è troppo forte per Silla, così come Edith è troppo rinchiusa in una religione fatta di sacrifici e di doveri da combattere con la necessaria passione per lʼamore, che eppure sente per Corrado.
E " il demonio della voluttà tetra" conduce Silla alla morte.
Ad Edith non resta solo che il ricordo di ciò che poteva essere la sua vita, il cui destino accetta con cristiana rassegnazione.
Magra consolazione e ben ipocrita giustificazione per un amore esangue, incapace di lottare per il proprio amato ! E che religione è quella che conduce ad una pavida attesa, ad essere spettatori della propria vita e di quella degli altri ?
Al di là della dispersione sottolineata da Croce, il difetto fondamentale del libro risiede nella trattazione meramente letteraria dei personaggi, che assumono raramente vita reale.
Dʼaltra parte lʼintero romanzo è intriso, ed appesantito, da lunghe divagazioni filosofiche e religiose, altrettanto astratte quanto la rappresentazione dei protagonisti.
La caratteristica più interessante del libro è costituita dai paesaggi.
La natura viene descritta a tinte forti, talvolta tetre e tempestose, in altre occasioni luminose e quiete.
E soprattutto la natura ha " unʼanima", lei sì viva e reale: unʼanima che riflette ed amplifica i sentimenti dei personaggi, dando loro in tal modo un minimo di vitalità.
Come gli uomini la natura è piena di contraddizioni, che vengono sintetizzate mirabilmente nella descrizione del paesaggio, come la seguente: " piccolo lago di misura e di fama, appassionato, mutabile; ora violetto, ora verde, ora plumbeo; talvolta, verso la pianura anche azzurro".
La contemplazione del paesaggio racchiude lʼeterna aspirazione dellʼanimo umano: " oh furia amorosa di fiori protesi al sole onnipotente, erbe tripudianti, ubbriache di vento, qual ristoro esser voi, viver la vostra vita dʼun giorno, sentirsi tacere la memoria, il cuore, quel tumulto faticoso di pensieri assidui a lottar insieme, a fare e disfare lʼavvenire".
Perché non leggerlo ? È un libro noioso, prolisso, inconcludente.