Mattia Pascal vive in una cittadina di provincia e si è trovato, quasi per caso, sposato, povero e bibliotecario.Soffre lʼimmobilità della sua esistenza ed è terrorizzato dallʼidea di vivere " così, sempre, fino alla morte, senzʼalcun mutamento, mai..".
Per trovare una momentanea evasione fugge a Montecarlo dove gioca al casinò e vince unʼ ingente somma.
Scopre poi che nel suo paese è stato trovato il corpo irriconoscibile di un suicida, che si pensa sia lui, Mattia.
È questa la parte più felice del romanzo, veloce nel ritmo, ironica, ricca di ritratti ben costruiti e di una rappresentazione efficace della vita provinciale e dellʼambiente dei giocatori del casinò.
Alla notizia della sua presunta morte, Mattia decide di scomparire, di essere un altro, libero da tutti i vincoli del passato, " come rifatta vergine e trasparente la coscienza, e lo spirito vigile del mio nuovo io".
Si tratta, tuttavia, di unʼillusione, in quanto nellʼinganno non riesce a vivere in modo autentico.
Di ciò diviene pienamente cosciente quando si innamora di una donna, alla quale non può dichiararsi.
In realtà a Pirandello non interessa tanto il dramma dellʼuomo Mattia Pascal quanto il paradosso di un personaggio che è riuscito ad ingannare anche la morte.
La vita non è forse un enorme mistero, si chiede Pirandello, e " tutto questo mistero non esiste fuori di noi, ma soltanto in noi" e "se la morte non esistesse, ma fosse soltanto lʼestinzione dello sciagurato sentimento che noi abbiamo di essa" ? Nella seconda parte del romanzo lʼautore perde dʼinteresse per lo studio dei personaggi e delle situazioni, che divengono via via sempre più scontate e banali, e si concentra invece sul tema a lui così caro: la vita come illusione, come una serie di specchi della coscienza, peraltro falsa e ingannevole, dellʼio.
Il ritmo narrativo diviene lento e ripetitivo, i dialoghi sono in molti casi ridondanti e il libro perde la freschezza e lʼoriginalità delle prime pagine.
Non sorprende la conclusione del romanzo.
Mattia Pascal si trova imprigionato tra le menzogne e decide di simulare un nuovo suicidio, ossia di morire unʼaltra volta, e di ritornare ad essere Mattia Pascal.
Ma la moglie si è risposata, credendo giustamente di essere vedova, e quindi Mattia Pascal, anche ritornato alla vita " vera", deve continuare a vivere nellʼinganno e nella menzogna.
Egli, ormai, è il Fu Mattia Pascal.
Il desiderio di " evaporare", come dicono i giapponesi, è una delle aspirazioni, mai veramente espresse, di ogni essere umano.
Si può ritornare sui prossimi passi ? Si può vivere unʼaltra vita ? Pirandello sembra rispondere in modo negativo, ma non perché ritenga che ciò che contino siano i rapporti autentici che abbiamo con le persone e con lʼambiente in cui viviamo, ma in quanto è convinto che tutto è un illusione ed un inganno.
È il tema delle grandi opere teatrali di Pirandello, che, dal punto di vista stilistico, fanno perno sulla dialettica tra i personaggi, strumento estremamente efficace per realizzare una sorta di svelamento della menzogna nella quale viviamo.
Trasferito questo approccio al romanzo, esso lo rende pesante, contribuendo a ridurre il piacere della lettura.
Perché leggerlo ? Lo slancio e lʼironia della prima parte del romanzo compensano la lentezza della seconda parte.