Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Dal Vero

scritto da Serao Matilde
  • Pubblicato nel 1879
  • Edito da Madella
  • 287 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 20 ottobre 2014

Il libro è una raccolta di racconti, pubblicati da una giovanissima Matilde Serao, allʼetà di 22 anni.
Nel 1883 lʼautrice ventiseienne, dopo "quattro anni di vita artistica militante", avrebbe voluto "cambiare tutto", trovando questi scritti giovanili scorretti nella forma, di "poca profondità di impressioni" e confusi da un "intralcio delle idee".
Leggendoli ad oltre un secolo di distanza, questo giudizio appare troppo severo: Serao si avvicina al mondo con una lucidità sorprendente ed una dirompente e canzonatoria voglia di vivere.
Nel racconto intitolato "Per i bagni", lʼautrice immagina che unʼamica scriva a Lulù e le esprima un sospetto: "il tuo costume da bagno è troppo elegante.
Di tela azzurra oscura, è ricamata col filo rosso, (...) il grande cappello di paglia col suo gruppo di papaveri; le scarpettine di tela di paglia, legate con i nastri di croce, troppa eleganza, perché rimanga inoperosa ed inefficace.
(...) Il tuo costume da bagno è troppo grazioso, perché tu non voglia farlo vedere a qualcuno con la personcina dentro.
Nevvero ? (...) Non sorridere, disgraziata creatura, non distrarti nel tuo sogno: ti aspetta la più crudele disillusione, la più orribile realtà.
(...) Se vedi un uomo in costume da bagno nellʼacqua, separato dai suoi antipatici indumenti, ti sembra la cosa più lamentevole, più compassionevole che sia sul globo terraqueo.
(...) O Lulù che non sei americana, emancipata, vecchia zitella, moglie sorvegliata o sorvegliatrice, ma semplicemente una creatura bianca e adorabile, (...) O Lulù bionda, azzurra e soave, o mia donnina, non andare a nuotare con quei signori e con quelle signore !" Lontana dalle apparenze, avversa al destino borghese della donna, la giovane Matilde non vuole un "amore fine, leggero, profumato, sottile, lasciato, ripreso; (...) ma niente più che unʼombra, amore palliduccio".
Né, tuttavia, intende lasciarsi trascinare dalla passione, rendersi sottomessa alla volontà di un uomo; e si chiede, insieme alla protagonista del suo racconto intitolato "Fulvia", se potrà e saprà amare.
In realtà la scrittrice vuole vivere intensamente gli avvenimenti sociali e culturali, invece di rinchiudersi in un limitato mondo domestico.
Anche quando tratteggia le " fugaci e dolci impressioni" della campagna campana e dei confortevoli ambienti borghesi, persino dinanzi al tramonto su Pompei, la scrittrice riconosce che "noi entriamo nella vita, pallidi e febbricitanti pellegrini, con lʼardente desiderio delle grandi azioni, delle grandi passioni, dei grandi orizzonti.
(...) E trabalzati, scossi, sospinti, urtati nella lotta perenne fra lʼidea e la parola, scomponendo vecchi ideali per formarne di nuovi, (...) noi siamo intimamente felici".
Dove stare ? Si chiede Serao nel racconto "Alla decima Musa".
"Sopra: una stanzetta quieta e silenziosa, dallʼambiente dolcemente caldo.
Una lampada lascia piovere la sua luce eguale e tranquilla sovra le pagine di un libro simpatico; qui e là un sorriso di amicizia o di amore, le ore che trascorrono lente e placide, come belle persone languenti.
Giù: la strada bagnata, infangata, sdrucciolevole per la melma, calpestata da migliaia di piedi; (...) lʼandare, il venire, lʼincontro, lʼurto di una folla fitta, continua, sempre rinnovantesi, che parla, ride, grida, schiamazza, canta, urla.
(...) Allora colui che legge, è preso dalla nostalgia della strada, della nebbia, dellʼagitazione; prova un desiderio aspro di mettersi in quel tumulto, di godere quello spettacolo, di portarvi la sua parte, di sentirsi piccolo, annullato, assorbito: egli non lotta più, cede: e con un soffio gigantesco, la strada vince la stanzetta".

Forse, come disse la stessa Serao, cʼè troppo "intralcio delle idee", come è ovvio in una adolescente; i racconti sono, tuttavia, piacevoli perché traspirano, nei personaggi, nella descrizione degli ambienti e nelle stesse parole, di una sensualità incontenibile, di un desiderio di fresca trasgressione.
Lo stile narrativo è vario, passando da dialoghi serrati a descrizioni minuziose, sempre con lʼaiuto di un lessico ricco ed elegante.
La sintassi non è sempre sicura, la punteggiatura è talvolta approssimativa,ma la prosa è efficace, va diritta al segno.

Perché leggerlo ? È una bella scoperta.

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