Gradimento Medio-basso
e non lo rileggerei

Il gatto che voleva salvare i libri

scritto da Natsukawa Sosuke
  • Pubblicato nel 2017
  • Edito da Mondadori
  • 173 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 31 luglio 2021
Qual è il fascino dei libri? Perché molti di noi trascorrono così tanto tempo a leggere romanzi e poesie?  L'autore prova a dare una risposta a queste domande, e lo fa con un racconto di formazione, una via di mezzo tra Harry Potter e l'Isola del Tesoro (vedi le recensioni in questo sito). Natsuki Rintaro è il tipico "hikikomori", sinonimo di un adolescente asociale, apatico e misantropo. Certo, ha la passione di leggere, passione che  viene dal vivere nell'affollata e polverosa libreria del nonno. E' un piccolo negozio di libri usati, con una struttura peculiare. "Quando si entrava nella libreria dalla luminosa porta d'ingresso, in prospettiva il locale appariva molto più profondo di quanto non fosse in realtà, e per un attimo sembrava che quel corridoio circondato di libri si prolungasse all'infinito verso il buio". C'è un potere nei libri, diceva il nonno al nipote mentre apriva tranquillo un libro. Alla morte del nonno il ragazzo dovrebbe andare a vivere con una zia, destino che accetta passivamente, quasi indifferente. All'improvviso, dal nulla, compare un gatto, con fare gentile ma deciso, lo invita ad un'impresa: salvare i libri. Insieme con il gatto il ragazzo si inoltra lungo il corridoio oltre la parete della libreria; i due si ritrovano in palazzi, in veri e propri labirinti, dai quali il ragazzo  potrà uscire solo se libererà i libri. A ciascuno dei labirinti corrisponde un modo di intendere la nostra relazione con questo "insieme di fogli di carta ricoperti di caratteri stampati": il desiderio spasmodico di conservazione, la ricerca di un compendio che permetta di conoscere il maggior numero di scritti nel più breve tempo possibile, la concezione del libro come un oggetto di consumo, un business per cui va distrutto tutto ciò che non si vende. E' una casistica ben nota a noi appassionati, ma si dimentica che "leggere un libro è un po' come salire in cima a una montagna. (...) Ogni tanto bisogna esaminare riga per riga, rileggere più volte a ritroso la stessa frase, e procedere con lentezza sforzandosi di capire. Come risultato di tale impegno gravoso, di colpo ci si apre la mente". Sono parole del nonno che riaffiorano alla mente del ragazzo, parole dense e vigorose. Con la metafora dell'arrampicata il nonno vuol dire che si può salire con fatica solo se si ama la montagna. Ed è questa argomentazione che spiazza gli interlocutori e salva i libri: come si fa a tenerli prigionieri, a tagliuzzarli e a considerarli come un qualsiasi prodotto, se si amano? Il percorso formativo non è concluso. Parafrasando Carlo Marx della "Miseria della Filosofia", si è ancora nel mondo delle idee, in un legame erudito e narciso con la lettura. Sarà solo l'ultima impresa a portare a termine la maturazione dell'adolescente: come diceva Confucio, la cultura umanistica, la letteratura e la poesia, ci fanno comprendere "il senso dell'umanità reciproca", ossia l'empatia che lega tutti gli esseri umani. 

L'autore tenta di dare ritmo narrativo al racconto, creando nel contempo un'atmosfera magica. A questo fine ricorre all'espediente letterario del gatto, un uso molto frequente nella letteratura giapponese, basti pensare a "Io sono un gatto" di Soseki Natsume (si veda la recensione in questo sito). Ma se nell'opera di Soseki il gatto è una figura ironica e saggia, alter ego del noioso e gretto professore, qui il piccolo felino è un bolso censore del protagonista, simile al gufo di Pinocchio. Il lungo corridoio che si apre misteriosamente nei labirinti ricorda il ben più originale binario ferroviario dal quale parte la magica avventura di Henry Potter; inoltre, la descrizione dei palazzi è così minuziosa da risultare scontata e prolissa. Partito bene, il romanzo scivola in una riflessione pedante sul libro, con considerazioni condivisibili e apprezzabili se si trattasse di saggistica.

A sollevare la qualità del romanzo è la scrittura: piana, piacevole e scorrevole, anche se talvolta ripetitiva: azzeccate le pennellate della libreria e dei profili del ragazzo e dei suoi amici. Peccato che non abbia lavorato sui personaggi!

Perché leggerlo? Parla del nostro amore per i libri.

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