Gradimento Medio-basso
e non lo rileggerei

The Clan of the Cave Bear (Ayla, figlia della terra)

scritto da Auel M. Jean
  • Pubblicato nel 1980
  • Edito da Hodder & Stoughton
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 04 agosto 2025
Il romanzo è il primo di una saga di successo, che ha come protagonista una donna Sapiens in un'Europa di milioni di anni fa, quando la nostra specie convisse a lungo con l'uomo di Neanderthal. A seguito di un terremoto la piccola Ayla si trova abbandonata, destinata senza dubbio alla morte. Viene accolta da una tribù di Neanderthaliani. La regola vorrebbe che un individuo degli "Altri" sia soppresso perché <<ogni deviazione dal comportamento usuale potrebbe scatenare l'ira degli spiriti>>. E la bambina è realmente diversa: << aveva poco più di quattro anni, (...) ma camminava eretta su gambe forti e muscolose, (...) la sua bassa fronte si piegava indietro in una lunga, larga testa, che si appoggiava su un collo corto e spesso>>, poteva articolare dei suoni, poteva persino ridere. A salvarla sono due persone importanti del Clan: Iza, la curatrice, e Creb, lo sciamano. Li muove un sentimento di curiosità e solidarietà insieme. Sono coscienti che Ayla crescerà in un ambiente diffidente, se non ostile, e dovrà imparare a comportarsi come la gente del Clan: adottare la corretta postura di una femmina Neanderthaliana, rispettare i rigidi ruoli sociali, imparare il linguaggio dei segni, reprimendo ogni pulsione al linguaggio parlato. <<Ci sarà il tempo, Iza pensava, di insegnarle le buone maniere. Stava già cominciando a pensare alla bambina come sua. (...) Creb era silenzioso, pieno di pensieri. " Essere accettata dentro il Clan non cambia chi è. E' nata dagli Altri, come può imparare tutta la conoscenza che hai? Tu sai che lei non ha memoria">>. Non ha il passato dei Neanderthaliani, quell'insieme di conoscenze e valori che si sono sedimentati nei millenni e sono la struttura portante della loro società. Per esempio, la tradizione vuole che le femmine non vadano a caccia, funzione sociale che spetta solo ai maschi e su cui essi hanno creato il loro potere. Irrequieta, curiosa, indisciplinata, Ayla ha imparato di nascosto a cacciare con la fionda, ed è bravissima. E' la prima, e non sarà l'ultima, deviazione dalle regole. Tutte le volte, la generosità di Ayla, la sua evidente volontà d'integrarsi nel Clan e la diffusa credenza che Ayla sia protetta da uno Spirito superiore, portano la tribù a perdonarla, sino a vederla come una di loro. Ayla vive un conflitto interiore tra integrarsi nella comunità ed essere libera, essere sé stessa, non più oppressa da una società claustrofobica. A trattenerla è l'affetto per Iza e Creb, che l'hanno accolta contro il parere di tutti. Malgrado i suoi sforzi, Ayla ha un nemico irriducibile: Broud, il futuro leader del Clan; gli indispone l'atteggiamento della donna degli "Altri", falsamente remissivo, lo irrita la crescente popolarità della donna, contesta la sua stessa inclusione nel Clan, contraria alla tradizione. E' animato da un misto di pulsioni di potere, di ottusa ottemperanza alla tradizione ed anche da una inconfessabile attrazione per Ayla. Come per tutti i maschi messi alle strette, non resta che lo stupro. Broud violenta Ayla, che resta incinta e dà alla luce un bambino, che porta le sembianze dell'Homo Sapiens e quelle dell'Uomo di Neanderthal. E' un mostro! grida Broud, va soppresso secondo le regole. Ma così non avviene, anzi le femmine del Clan che hanno appena partorito si rendono disponibili ad allattare il figlio di Ayla, la quale ha perso il latte. La solidarietà femminile è più forte della tradizione!  Vicina alla morte, Iza ricorda ad Ayla che un giorno Broud sarà il capo e allora <<non penso che tu dovresti vivere con questo Clan quando Broud diviene leader. (...) Penso che sarebbe meglio che andassi via>>. Decretata morte vivente da Broud, isolata ed emarginata, ad Ayla non resta che il cammino verso altre terre, alla ricerca degli "Altri". 

La scrittrice attinge con sapienza all'antropologia per ricostruire i meccanismi sociali del Clan, meccanismi che sono descritti con minuzia di particolari. Si potrebbe facilmente obiettare che la società dell'uomo di Neanderthal poteva essere profondamente differente da quella delle società primitive dell'Homo Sapiens. E' un'osservazione corretta ma non rilevante ai fini della lettura del romanzo, il cui tema è l'accoglienza del diverso. Dobbiamo dire che l'integrazione fallisce: malgrado gli sforzi, Ayla resta una degli "Altri", desiderosa di libertà, innovatrice ed esploratrice (suggestive le pagine che descrivono la piccola Ayla alla scoperta della foresta); la gente del Clan cerca di includere Ayla, ma non riesce a ribellarsi a Broud, non possono rompere le regole, andare contro la tradizione. Il messaggio è pessimista, alla luce dei conflitti del presente, saremo mai capaci di accogliere chi è diverso da noi? Forse, se ci liberiamo dalla Memoria.

Il romanzo è lungo e prolisso, alternando momenti di tensione con lunghe pagine che poco aggiungono alla storia. Costruito intorno a un articolato sistema di personaggi, il racconto si disperde in una marea di nomi, perdendo la focalizzazione sui protagonisti e sulla rappresentazione dell'ambiente, sociale e naturale. Si va avanti nella lettura aspettandosi sempre qualcosa di nuovo, come per esempio l'incontro con gli "Altri"; invece, non avviene niente di dirompente e la conclusione pare scontata. La scrittura è lineare, elegante e ricca nel lessico: un bell'inglese.

Perché leggerlo? E' molto lungo, ma vale la pena, alla fine.

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