Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Quaderno proibito

scritto da de Céspedes Alba
  • Pubblicato nel 1952
  • Edito da Mondadori
  • 251 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 17 marzo 2025

Se in "Balzac e la piccola sarta cinese" di Dan Sijie (si veda la recensione in questo sito) una ragazza di campagna <<ha imparato da Balzac che la bellezza di una donna è un tesoro al di là di qualsiasi prezzo>>, per Valeria è l'acquisto di un quaderno con cui una madre di famiglia, per tutti ormai "mammà", può esaurire <<senza colpa il suo segreto di essere ancora Valeria>>. Non è un semplice diario ma un ripostiglio "proibito", d'altra parte <<tutte le donne nascondono un quaderno nero, un diario proibito. E tutte debbono distruggerlo>>. E' dall'angolo di visuale di un quaderno, prospettiva singolare e magica, che si sviluppa una storia ambientata negli anni' 50, in un Italia povera e tradizionale, ma già in trasformazione per l'incipiente sviluppo economico. L'io narrante è Valeria stessa, ovviamente; efficiente e impegnata madre di famiglia, scopre che <<imparare a comprendere le cose minime che accadono tutti i giorni, è forse imparare a comprendere davvero il significato più riposto della vita. Ma non so se è un bene, temo di no. (...) Questo quaderno, con le sue pagine bianche, mi attrae e allo stesso tempo mi sgomenta>>. Tramite il diario proibito Valeria si accorge che il marito, alla superficie così premuroso, l'ha incapsulata in uno stereotipo di brava moglie e madre, nascondendole, anche lui, di aver scritto un romanzo e di sperare di pubblicarlo. Pure i due figli, la ribella Mirella e il fragile Riccardo, la vedono nello stesso ruolo, non immaginando che sia possibile un'altra vita per "mammà". Si accorge come in famiglia, <<pur volendoci tanto bene, ci difendiamo l'uno dall'altro come nemici>>. Alla figlia che la vede stanca e la vorrebbe aiutare, Valeria le dice: <<non ti occupare di queste cose, Mirella. (...) Poi più piano, ho aggiunto: "Vattene", (...) temo che qui ci siano molte brutte cose, molte bugie. Forse non te lo dirò più, ma ricordati che te l'ho detto stasera: salvati, tu che puoi farlo. Vattene, fa presto. (...) No, io sono una piccola borghese e sono più familiare col peccato che col coraggio e con la libertà>>. Come dice Maria Luisa Spaziani nella poesia "Il presente", <<ora so cos'è vivere: un gioco crudele che inchioda profonda ogni fibra alla ruota del tempo>>.

In "Nessuno torna indietro", lasciando il collegio e prendendo strade diverse, tutte le amiche in qualche modo tradiranno la pienezza e la molteplicità della natura femminile, rassegnandosi al ruolo, tradizionale o trasgressivo, che affidiamo alla donna. In "Dalla parte di lei" solo un atto estremo, l'uccisione del marito, salva Alessandra da una vita che non appaga la profondità dell'animo femminile. (si vedano le recensioni di questi due romanzi in questo sito). In "Quaderno proibito" non c'è una via d'uscita: la famiglia è una gabbia troppo potente e crudele per permettere a una donna di realizzarsi come individuo, fuori dal ruolo di moglie e di madre. Come dice Nadia Terranova, <<scrivere è sempre un atto sovversivo, è riapparizione dei conflitti anche quando si vogliono azzerare>>. Al di là della storia e dei personaggi, in fondo banali, è questo il senso più vero del romanzo; <<la scrittura non è mai innocente, non sa stare al suo posto ed è tutto tranne che astratta, tracima sui corpi, riverbera sui visi>>. Solo gettando nel fuoco "il libro", è possibile impedire alle donne e agli uomini di conquistare la libertà.

La scrittura di de Cèspedes è elegante e ariosa. La trama torna spesso su sé stessa, in attesa di una soluzione che arriva, forse, troppo in là; l'amore del dettaglio spinge spesso l'autrice a ripetersi, in approfondimenti e vicende ridondanti e inutili ai fini della narrazione. E' il punto di vista, "il quaderno proibito", che impedisce al romanzo di essere una tipica storia familiare, dandole unitarietà e originalità che altrimenti mancherebbero.

Perché leggerlo? E' il desiderio di tutti noi scrivere un diario, ma ne abbiamo paura.






















, Mire

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