Tra i migliori che ho letto!
ma non lo rileggerei

Avventure fra le pellirosse

scritto da Salgari Emilio
  • Pubblicato nel 1900
  • Edito da RBA Italia Srl
  • 209 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 04 maggio 2019

Il romanzo, pubblicato sotto il pseudonimo di Guido Landucci, è un adattamento di uno dei primi racconti di genere western, scritto nel 1837: "Nick of the Woods:  A Tale of Kentucky" di Robert Montgomery Bird. Forse per questo motivo il romanzo presenta alcuni tratti originali rispetto all'approccio tipico di Salgari. Lo schema tradizionale dell'autore è il seguente: un eroe, spesso defraudato della propria ricchezza e del proprio rango sociale, è affiancato da personaggi, che hanno il ruolo di alleggerire il profilo del protagonista, il più delle volte rigido e compatto. Talvolta l'autore inserisce elementi sconcertanti ed ambigui: come nella "Stella dell'Araucanìa", dove un nobiluomo diviene cannibale a contatto con i selvaggi, a conferma del lato oscuro di ciascuno di noi, anche di chi è civilizzato. In "Avventure fra le pellirosse" lo schema è differente: un personaggio di spalla  si rivela il protagonista, mentre la narrazione, come al solito fitta di dialoghi, è inframezzata da storie di terribili e sanguinose stragi compiute dai pellirossa; elemento quest'ultimo in evidente contrasto con l'ingenuo anticolonialimo di Salgari,  spesso dalla parte dei popoli oppressi. Veniamo alla trama. Due giovani, Rodolfo e Mary, giungono in Texas alla ricerca dell'oro: sono stati privati dell'eredità di un ricchissimo zio, il cui testamento è stato rivendicato dal tutore di un bambino, indicato come erede. Fin dall'inizio si capisce come i due giovani non abbiano alcuna idea dei pericoli ai quali vanno incontro: una vasta e desolata prateria che si trasforma in fitte boscaglie nelle vicinanze del Rio Pecos, fiume da attraversare se si intende andare nelle zone dove si dice ci sia l'oro. A partecipare all'avventura ci sono altri personaggi, dei quali è utile ricordare: Telie, una ragazza che vuole trovare il padre rapito dagli indiani, e Morton il Sanguinario, con il suo inseparabile cagnolino. E' un quacchero, ritenuto "l'uomo più inoffensivo della pianura", con un fucile vecchissimo e "quasi" guasto e un coltello, che "probabilmente non era mai uscito dalla guaina per uccidere un indiano".  Oltre ai selvaggi pellirossa scorrazza per la pianura Scibellok, creduto dagli indiani uno spirito infernale: li uccide spaccandoli il cranio e lasciando come segno una croce in mezzo al petto. Siamo nel classico romanzo gotico inglese ! Rodolfo è un giovane valoroso ma è totalmente incapace a condurre il piccolo gruppo; ed infatti, dopo diverse avventure, le due ragazze, Mary e Telie, vengono rapite dagli indiani. Nel tentativo di liberarle viene fatto prigioniero anche Rodolfo. A questo punto scopriamo che il padre di Telie è divenuto un capo indiano e, peggio ancora, è al servizio del perfido tutore: quest'ultimo intende sposare Mary ed uccidere Rodolfo in quanto nel vero testamento i due giovani sono indicati come eredi. Pure Morton viene catturato. "L' Avvoltoio Nero non è abituato a risparmiare i suoi prigionieri. Io amo le stragi e non disdegno di bere il sangue degli uomini bianchi. (...) Morton (...) era stato assalito da un tremito nervoso così forte, da non potersi più reggere in piedi. Era stata l'emozione provata, o la fatica, o qualche altra cosa, il tremito si era cambiato in un accesso convulso". L'Avvoltoio Nero pensa che Morton sia un grande mago e che possa fargli trovare Scibellok, lo sterminatore dei pelli rossa. Volete sapere il finale ? Non voglio togliere la sorpresa; dirò soltanto che il tutto si conclude con un lieto fine.

Il romanzo è una miscellanea, nella quale si mescolano con efficacia lo stile di Salgari, generalmente razionale e meccanicistico, e il gotico ridondante e tenebroso di Montgomery Bird. Morton è il protagonista e nella sua figura si sovrappongono il pacifismo e l'odio, il senso di comunità e la solitudine, la forza e la fragilità: sentimenti contrastanti che non possono coabitare troppo a lungo, preannunciano una fine terrificante e dolorosa. C'è poi un peculiare personaggio di spalla: un cagnolino bianco, una novità per Salgari, fedele compagno di un solitario ed eccezionale guida nella grande prateria. Sono poi presenti tutti gli ingredienti che ci fanno amare Salgari: il succedersi di avventure, le sorprese, i finali dei capitoli che preannunciano altre azioni, il desiderio di andare avanti nella lettura. L'autore italiano non si sofferma, tira dritto con il suo ritmo narrativo incalzante.

Perché leggerlo ? Non è tutto parto di Salgari, ma è magistralmente adattato ed è un piacere leggerlo.


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