Gradimento Medio
e non lo rileggerei

The Long Good-bye

scritto da Raymond Chandler
  • Pubblicato nel 1953
  • Edito da Penguin Books
  • Letto in Inglese
  • Finito di leggere il 28 novembre 2016

Il contesto è quello tipico del "giallo americano": personaggi (Terry e Sylvia Lennox, Roger e Eileen Wade) apparentemente estranei ma con storie intrecciate, il potere invisibile e sovrastante, la criminalità organizzata, la polizia corrotta, alcool in abbondanza; ed ancora "una città non peggiore di altre, una città ricca e vitale e piena di orgoglio, una città persa e sconfitta e vuota".
La trama si dipana secondo uno schema convenzionale.
Terry Lennox viene accusato dellʼomicidio della moglie, fugge in Messico dove si uccide confessando il delitto.
Il caso è chiuso.
Philip Marlowe, un detective privato, viene accusato di aver favorito la fuga di Lennox.
Rilasciato, continua ad indagare perché è convinto che lʼuomo sia innocente e non si sia affatto ucciso.
Diversi personaggi lo invitano ad abbandonare la ricerca: boss criminali, il potente padre di Sylvia e la polizia stessa.
Marlowe assume lʼincarico di proteggere un noto scrittore, Roger Wade, alcolizzato e violento.
Veniamo a sapere che Eileen è la vedova, almeno lei crede, di Terry Lennox, il quale ha combattuto sotto altro nome in Inghilterra, dove sarebbe stato dato per deceduto.
La storia si sbroglia: il passato di Terry è ben diverso da quello che appariva.
In un susseguirsi di colpi di scena Roger viene assassinato da Eileen, la quale poi si uccide.
E Marlowe ? È presente nel momento dellʼomicidio di Roger, ma è distratto dal rumore di una barca; intuisce che Eileen potrebbe commettere un gesto insano; ma non interviene.
"It just kind of grew up around me", una frase letteralmente intraducibile; potrebbe essere interpretata nel senso che tutto avviene intorno a lui senza che lui lo voglia: una visione rassegnata di un destino contro il quale è inutile lottare.
Dʼ altra parte è così per tutti: "venti ore al giorno qualcuno sta correndo, qualcunʼaltro sta cercando di prenderlo.
Là fuori nella notte la gente sta morendo di un migliaio di crimini.
(...) La gente è picchiata, derubata, strangolata, violentata, e uccisa.
La gente è affamata, malata, annoiata, disperata perché sola o piena di rimorso e di paura, arrabbiata, crudele, eccitata e scossa dalla disperazione".

Il romanzo si conclude con una sorpresa, che purtroppo va detta perché in caso contrario non si renderebbe il senso dellʼintero libro.
Prima di farlo bisogna parlare di Philip Marlowe; la sua figura, infatti, rende il racconto qualcosa di ben diverso da un "giallo" tradizionale.
"Sarei potuto essere persino un uomo ricco (pensa Marlowe), un ricco di provincia, una casa di otto stanze, due auto nel garage, pollo ogni domenica, (...) ed io con un cervello come un sacco di cemento.
È per te amico, io prenderò la grande, sordida, sporca, disonesta città".
Non è per fare lʼeroe; Marlowe è profondamente pessimista, quasi cinico.
"Così sono gli esseri umani.
(...) Che cosa ti aspetti, farfalle dʼoro svolazzanti su un cespuglio di rose?" Eppure questʼuomo, apparentemente disilluso, incontra un altro uomo, Terry Lennox, e, chi sa perché ?, lo aiuta, testardamente cerca di dimostrarne lʼinnocenza.
"Pensavo di essere un duro, ma cʼera qualcosa in quellʼuomo che mi conquistò.
Non sapevo che cosa fosse, a meno che fossero i capelli bianchi e la faccia sfregiata e la voce pulita e la gentilezza".
"Quanto ingenuo può essere un uomo, Marlowe?" gli dice un poliziotto.
Ed infatti, alla fine del romanzo, Marlowe scopre di essere stato ingannato.
Terry Lennox è vivo, ha voluto soltanto scomparire.
Ed allora il cinico e generoso detective ammette che un tempo Terry valeva qualcosa per lui, oggi neanche un arrivederci.
"Non ti sto giudicando.
Non lo feci mai.
È soltanto che tu non sei più qui.
Da tempo te ne sei andato.
Hai bei vestiti e profumi e sei elegante come una puttana da cinquanta dollari".

Erede del grande Dashiell Hammett, forse il più grande giallista di tutti i tempi, come dice Jeffery Deaver, Chandler ha portato il romanzo criminale verso nuove frontiere, aprendolo al grande racconto: e ciò è merito della figura di Marlowe, ma anche di una particolare scrittura, elegante e difficile, fatta di neologismi, di nuove costruzioni sintattiche, e soprattutto orientata a creare un clima di sospensione, di estraniamento rispetto alla narrazione.
Il romanzo è troppo lungo, eccessivamente tortuoso, con dialoghi serrati e spesso ridondanti.
Non è quindi perfetto, è faticoso, si percepisce lʼinsoddisfazione di Chandler di non riuscire pienamente a investigare "i reali nemici: le aspettative, il tradimento, il desiderio per il potere e la ricchezza" (Deaver).

Perché leggerlo ? È una lettura faticosa ma vale la pena se si vuole approfondire lʼanimo umano.

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