Il romanzo è ambientato nel 1943, nei mesi drammatici che portarono alla caduta di Mussolini, sostituito da Badoglio, allʼarmistizio dellʼ8 settembre e alla fuga del re da Roma.
In questo breve arco di tempo gli italiani presero coscienza di ciò che era stato il regime fascista e a quale disastro li aveva portati.
Come il protagonista del romanzo, lʼallievo ufficiale Johnny, gli italiani furono presi da una indignazione che " li caricò come un proietto sulla bocca di un cannone: porco assassino, schifoso bluffatore !".
Il romanzo racconta, appunto, questa tragica maturazione, narrandola dal punto di vista di giovani soldati, abbandonati a sé stessi, come fu tutto il paese.Il romanzo si apre in una caserma, in Piemonte, dove Johnny sta seguendo il corso di allievo ufficiale.
Lʼambiente militare è trasandato, scandito più da vuoti rituali che da un reale addestramento.
In realtà nessuno, nemmeno gli ufficiali di più alto grado, credono alla vittoria dellʼItalia e alle ragioni della guerra.
Prevalgono scoramento e pessimismo.
Cʼè uno scollamento tra la realtà e i ripetitivi, inutili esercizi, ai quali sono testardamente impegnate le giovani reclute.
" Stremato da quellʼeccesso di libertà e di oblio, dovette appoggiarsi al tronco di un pioppo; sentì la scorza tenera e tiepida, non udì la tromba lontana suonare il cessate il fuoco.
Questa del fiume era la realtà, il sogno morboso era lʼesercito italiano".
Quanto irreali appaiono le scritte sui muri " Vincere", quando la truppa italiana, " unta, scalcagnata, zingaresca", viene trasferita a Roma: sembra che lʼesercito americano sia sbarcato in Sicilia.
La speranza di combattere degli allievi ufficiali svanisce rapidamente.
Vengono fatti stazionare in una caserma di Montesacro, ricominciando le inutili esercitazioni.
" Non era poi tanto grave, una intera squadra abbastanza affiatata a oziare nella godibilissima quiete di una caserma quasi deserta ....
faceva lʼeffetto di stare in clinica".
Lʼarmistizio li coglie totalmente impreparati.
Johnny, con un gruppo di compagni, si trova a presidiare un deposito di munizioni nella campagna romana, quando vede arrivare frotte di soldati, vestiti metà in borghese e metà in divisa, in fuga da Roma.
Il re, Badoglio e gli alti ufficiali hanno lasciato la capitale senza dare ordini su come comportarsi:" opporsi ai tedeschi, non resistere, uccidere i tedeschi, non aprite il fuoco sui tedeschi, non cedere le armi, auto disarmarsi ....
spicciatevi anche voi a trovare qualche straccio borghese".
Prevalgono la rassegnazione e la fuga, dʼaltra parte " doveva pur finire".
" Pieno di miseria, senza più spazio per la paura", anche Johnny decide di tornare a casa, in Piemonte.
Inizia un viaggio nei treni sovra affollati di fuggiaschi, con i tedeschi che nelle stazioni prelevano i soldati italiani per inviarli nei campi di concentramento in Germania.
Spesso alcuni degli italiani vengono fucilati sul posto, quando cercano di fuggire.
" Il lezzo di quella moltitudine italiana, piegata, tentante di fare le più piccole e necessarie cose con unʼaria di assoluta innocuità e sommissione.
Spesso risuonava sotto le tettoie un bestiale richiamo tedesco e allora quei soldatini, così sodi e lindi, fendevano irresistibilmente la sospesa massa italiana verso misteriosi appuntamenti e mansioni".
Queste poche righe danno magnificamente lʼimmagine di come erano stati ridotti gli italiani da una classe dirigente improvvida e codarda: un abbandono al quale corrispondeva una efficienza senza scopo dellʼesercito hitleriano.
Due popoli sono allo sbando, anche se con modalità differenti.
Johnny riesce miracolosamente ad arrivare in Piemonte, a pochi chilometri da casa, quando incontra un reparto di soldati, che hanno deciso di non arrendersi e di combattere i tedeschi.
Decide di aggregarsi ai partigiani, non certo per convinzioni politiche ma per un impulso emotivo, per non sentirsi " troppo inferiore ad uno sputo...
perché gli ripugna di uscirne così ( come un fuggiasco)".
Il destino di Johnny è segnato durante un assalto ad un convoglio : " il tedesco veniva, una faccia giovane e una vecchia divisa, e ora abbassava la machinepistol già puntata.
Johnny percepì un clic infinitesimale".
Lo splendore di questo romanzo non risiede soltanto nella vicenda tragica ed emblematica di Johnny.
La sua eccezionalità sta nella parola usata, ricca, immaginifica e innovativa.
E come se Fenoglio abbia voluto trasfigurare la storia, rifiutando di darle un resoconto arido e freddo.
La lingua italiana viene plasmata per creare un ambiente sospeso ed irreale, quasi che tutto ciò che è successo a Johnny non sia veramente accaduto, ma appartenga ad un incubo, personale e nazionale.
Nel leggere questo meraviglioso libro ci si sente pervasi ad una intensa melanconia, per ciò che è stata lʼItalia ma anche per ciò che poteva essere la nostra lingua, se non fosse inaridita in uno stile narrativo, frettoloso, povero e sterile.
Perché leggerlo ? È il racconto di un momento importante della nostra storia ed è una affascinante lettura.