"La regione di Kopanice si trova al confine tra Moravia (zona sud orientale dellʼattuale Repubblica Ceca) e Slovacchia ed è composta da vari paesi dislocati sui pendii dei Carpazi Bianchi.
Si tratta di una regione che ha pienamente conservato le sue tradizioni folcloristiche, anche perpetuate in una forma arcaica, soprattutto perché è un luogo quasi isolato dal mondo circostante".
Le donne chiamate dee sono "soggetti che possiedono, secondo quanto si crede diffusamente, specifiche capacità che permettono loro di curare malattie, di vedere il passato, di prevedere il futuro e di scoprire informazioni di solito inaccessibili alla gente comune".
Così si legge in documenti della Gestapo, impegnata a confermare la teoria secondo cui in Moravia si sarebbe conservato un nucleo di popolazione germanica e quindi sarebbero giustificate le pretese del Terzo Reich sullʼEuropa Centrale.
Non sono motivazioni politiche che inducono Dora, giovane ricercatrice in etnografia, a studiare le dee.
Lei stessa è stata cresciuta da una dea, la zia Surmena, da quando, ancora bambina, ha scoperto il corpo della madre massacrato dal padre a colpi dʼaccetta.
"Per lungo tempo aveva pensato che fosse quello il principio di tutte le sue sofferenze.
Ma non era vero.
(...) Dora non era stupida, e i volti sconvolti dei paesani parlavano chiaro: la sciagura sua e di suo fratello aveva origine molto prima, un tempo che la sua breve memoria non poteva ricordare".
Con il piglio della scienziata e con la tensione di chi è personalmente coinvolta, Dora recupera e studia documenti dʼarchivio, risalendo lungo il corso della storia: dalla caccia alle streghe alle scrupolose indagini dei nazisti sino al periodo socialista, con le sue teorie razionalistiche e complottistiche.
Non si limita ad analizzare e comparare rapporti di polizia, ricerche di antropologi ed etnografi, lettere e resoconti; ritorna spesso nei luoghi della sua infanzia per raccogliere le testimonianze delle donne e vivere nuovamente "i boschi pieni di faggi e querce, (...) i prati che brulicano dʼestate di rare orchidee, concordie e anemoni, inframmezzati da strisce di campi coltivati, con delle basse casupole abbarbicate al terreno, (...) con quei mattini freddi di unʼestate torrida, (...) e con quei rigidi inverni.
(...) Con quella luna tonda, gigantesca, che spunta sopra le cime addensate delle montagne.
(...) E davanti alla soglia di casa, sul crinale della collina, pare di stare in cielo, col mondo intero che si apre ai nostri piedi." Ma perché tornare al passato ? Riportare alla luce i mostri ? Sulla famiglia di Dora incombe la maledizione di una dea cattiva, contro la quale Surmena aveva combattuto tutta la vita.
Se non si affida a "quelle occulte mani che mʼintridono" (come dice Ungaretti) come può spiegare Dora i tragici eventi: il truce omicidio della madre, il fratello minorato in coma per un attacco epilettico, la zia Surmena rinchiusa in manicomio a morire come una povera pazza, il suicidio del padre ? "Appoggiò la testa al muro di piastrelle dellʼospedale e chiuse gli occhi.
(...) E se fosse davvero colpa della maledizione che si era trascinata fino a loro ? Cosa avrebbe significato per lei crescere con quella consapevolezza ?"
Il romanzo può essere letto da molti punti di vista: un thriller storico, un conflitto tra scienza e superstizione, unʼimmersione romantica in un mondo ancestrale di donne, la ricerca di radici comuni dellʼEuropa Centrale, germaniche e slave ad un tempo perché intrise dello stesso paganesimo indoeuropeo; e soprattutto la vicenda di Dora, della sua solitudine, del suo disperato bisogno di avere una famiglia, della sua forza dʼanimo che non si arrende ai misteri.
Non accetta Dora che venga infamata lʼamata zia Surmena, accusata di collaborazionismo con i nazisti e per questo perseguitata ingiustamente dal regime socialista.
Lʼautrice ha voluto affrontare tanti argomenti: il risultato è una sovrabbondanza che stanca la lettura, dissolve la trama, frammenta la narrazione.
E al lettore resta una domanda: chi è Dora ? La protagonista è sommersa da troppi fatti e da troppi personaggi e noi non abbiamo capito chi sia, dopo oltre quattrocento pagine.
Perché non leggerlo ? È intrigante allʼinizio, ma poi si rivela prolisso e noioso.