È un libro che si sviluppa su due percorsi narrativi apparentemente differenti, ma tra di loro collegati da un legame ideale.
Da un lato viene narrata la storia di una popolazione del deserto, seguace di uno sceicco, ritenuto un santo, che intende resistere alla conquista da parte dei francesi dellʼAfrica sahariana.
La marcia disperata di questo popolo è vista dal punto di vista di un ragazzo, che forse costituisce il nonno di Lalla, la protagonista del romanzo.
Da un altro lato, infatti, viene descritta la storia di Lalla, nata tra i cespugli e accolta dalla zia in un piccolo villaggio ai bordi del mare.
Lalla vive selvaggia, nel vento e tra le dune, amante della solitudine e del deserto.
Nelle sue lunghe passeggiate solitarie si accompagna ad un pastore, Hartani, un ragazzo che non parla la sua lingua ma che conosce profondamente il senso della natura, degli uccelli, della vegetazione, del mare e del deserto.
Hartani fa parte degli " uomini blu", degli uomini del deserto, della stessa popolazione che ha partecipato alla grande e disastrosa marcia, narrata nellʼaltra parte del romanzo.
Lella dovrebbe andare in sposa ad un ricco mercante ed allora fugge con Hartani verso il deserto.
La storia riprende poi con Lella che arriva su una piccola imbarcazione a Marsiglia per trovare accoglienza presso la zia, che lì si è trasferita.
Lalla è incinta, ma nasconde la sua gravidanza e vive una vita altrettanto selvaggia nella grande città francese: ma ciò che nel villaggio erano luce e simbiosi con tutti gli esseri viventi, a Marsiglia diventano invece oscurità e solitudine.
Lalla vive presso un albergo che ospita tanti emigranti, che disperati vengono a lavorare in Francia.
La ragazza conosce poi anche un ragazzo, che vive rubando e mendicando.
Lalla è scesa agli inferi, ma trova con i disperati una forte solidarietà e un aiuto.
Casualmente conosce un fotografo che la rende una famosa modella, ma alla fine Lella decide di ritornare in Africa e di partorire il bambino tra le dune, nella freschezza e nella dolcezza dellʼombra di un albero.
Il vero soggetto è il contrasto tra la civiltà occidentale e quella nord africana.
Questo contrasto è sintetizzato non tanto nei personaggi, troppo stereotipi e senza profondità e complessità, né nella trama, di fatto inesistente e per certi aspetti inverosimile ( come la vicenda del fotografo che rende famosa Lalla), ma nei paesaggi e nella capacità di dare densità e cromatura alle descrizioni.
Sulle dune di sabbia " Lalla spalanca gli occhi, lascia il cielo entrare in essa" e sente la presenza di Dio: " dove sta la strada? Lalla non sa dove sta andando, alla deriva, trascinata dal vento del deserto che soffia, vendicativo e crudele, il vento che trascina gli uomini e fa franare le rocce ai piedi delle montagne.
È il vento che va verso lʼinfinito, al di là dellʼorizzonte, al di là del cielo sino alle fredde costellazioni, la Via Lattea, al sole".
Se il deserto é luce, infinito e felicità, la città é morte.
" Lella guarda quelli che se vanno verso altre città, verso la fame, il freddo, la disgrazia, quelli che vanno ad essere umiliati, che vanno a vivere nella solitudine.
Essi vanno verso le città oscure, verso i cieli bassi, verso il vapore,verso le malattie che distruggono il petto".
Ma Lalla ha un sogno, é il sogno di libertà degli uomini del deserto, di vivere liberi nel sole e nel vento.
Èscritto in un francese splendido, con uno stile fortemente lirico, pieno di suggestioni e di vibrazioni musicali, che riesce a tradurre nellle parole le sensazioni di una natura e di un ambiente.
Al di là delle singole pagine, questa visione di una società " buona" in contrapposizione alla società occidentale sembra un pò falsa, una forma intellettuale estetizzante più che una volontà di narrare veramente la complessità e la sofferenza di una società oppressa, distrutta e migrante.
È un pò la ricerca dellʼuomo occidentale della presunta purezza delle altre società.