Tra i migliori che ho letto!
e lo rileggerei volentieri

L'armata dei fiumi perduti

scritto da Sgorlon Carlo
  • Pubblicato nel 1986
  • Edito da Mondadori
  • 297 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 19 aprile 2009

Il romanzo è ambientato nel Friuli nel 1944 e tratta di una vicenda effettivamente accaduta.
In quellʼanno i tedeschi trasferirono nel Friuli una armata di cosacchi, i quali si erano schierati dalla parte di Hitler nellʼillusione di poter sconfiggere i bolscevichi, loro nemici storici.
Si trattava di un popolo che aveva vagato per lʼEuropa con donne e bambini alla ricerca di una terra e con la promessa di un ritorno vittorioso nei luoghi di origine, tra i grandi fiumi della Russia europea.
Il racconto ruota intorno alla figura di una donna, Marta.
Ella è giunta al paese con il proprio fidanzato e con Anita, la sorella di questʼultimo.
Ma resta presto sola perché il fidanzato viene inviato sul confine russo e non fa più ritorno.
Marta vive con una ricca vedova ebrea di origine slava, che era scappata dalla Russia a seguito delle persecuzioni anti semitiche e si era rifugiata in uno sperduto paese del Friuli.
Si vive in unʼapparente serenità, che viene travolta da una retata di tedeschi che portano via la signora ebrea e con essa un gruppo di zingari, che stanziavano con la loro carovana nelle vicinanze del villaggio.
Marta resta da sola con Anita, che è in attesa di un bambino, e con un vecchio zingaro, che casualmente si era salvato.
Marta è una donna forte, che guarda sempre al futuro ed affronta quindi le avversità con grande coraggio.
Arriva dal fronte russo un giovane, Ivos, con il quale la donna ha una breve relazione, ben presto interrotta dalla decisione del giovane di raggiungere i partigiani.
Soli in una grande villa, Marta, Anita e il vecchio zingaro vivono in una stato di sospensione, di attesa, cercando di condurre una vita normale in una situazione sempre più difficile e drammatica.
A questo punto arrivano i cosacchi, che travolgono la vita del villaggio, sia sotto il profilo materiale ( prima derubano e poi si installano nelle case stesse) che per quanto riguarda la vita sociale, introducendo i propri costumi e intrecciando relazioni con la gente del luogo.
In realtà i friulani sembrano accettare lʼarrivo degli invasori, anche perchè si sentono accumunati con essi dal desiderio di una terra e di trovare, finalmente, una soluzione a sofferenze secolari.
A casa di Marta vengono a vivere una famiglia ( una donna, un giovane e un ragazzo di dodici anni) e i due comandanti del distaccamento dei cosacchi: Gavrila e Urvan.
Con questʼultimo Marta intreccia una relazione sentimentale, che, nellʼidea della donna, potrebbe concludersi con una fuga in America per vivere insieme.
In questa parte del romanzo, i toni sono leggeri e malinconici: i cosacchi sono anche capaci di divertirsi e di divertire ma portano con sé una profonda nostalgia per la propria terra, per i propri costumi ed usanze.
" Nellʼanima di Urvan, dentro dentro, vagavano ancora i fantasmi di quei costumi arcaici, come un ricordo attenuato e sbiancato, che aveva le sue radici in tempi consumati e disfatti da secoli.
Aveva la sensazione di essere capitato chissà dove, e di essere atteso dietro il muro da eventi oscuri e imprevedibili".
Sia i cosacchi che la gente del luogo si illudono che si possa continuare a vivere " dentro casa, un luogo separato dal mondo, come in una nave senza ormeggi che scivolasse su un mare privo di variazioni e di tempeste".

Ad un certo punto la situazione precipita.
La pace guerreggiata tra cosacchi e partigiani si trasforma in guerra aperta.
Cominciano una serie di vicende sanguinose, gratuitamente crudeli.
In realtà non cʼè nessun motivo per combattersi, ma è come se si rompesse il fragile legame di convivenza fra due popoli.
I cosacchi, che sino a quel momento, avevano rispettato le donne i costumi locali, cominciano a compiere violenze e omicidi senza neanche sapere il perché, è come se fosse sparita la speranza di unʼisola felice, di una patria.
" Ma soprattutto era la patria mentale ad essere svanita, quellʼordine di pensieri per cui un uomo aveva sempre la sensazione di trovarsi, dentro di essi, in un luogo noto e rassicurante".
Ad un certo punto i cosacchi decidono di rimettersi in marcia e ritornare alla propria terra.
Sarà un esodo drammatico, in quanto molti moriranno per fatiche e malattie, altri nei combattimenti con i partigiani, gli ultimi compieranno un suicidio collettivo per non essere trasferiti in Russia, dove li aspetterebbe una morte certa.

Marta resta di nuovo sola, ma il romanzo va verso una conclusione naturale, perché il mondo deve continuare.
Nasce il bambino di Anita e Marta ritrova Ivos e decide di vivere insieme con lui: forse non ci sarà una vera felicità, ma con coraggio si riprenderà a lottare per sopravvivere.

Il romanzo si sviluppa su due temi, lʼuno sociale-collettivo, lʼaltro più intimo-familiare.
Il tema sociale, che rende questo romanzo attuale, riguarda lʼincontro di due popoli, che si inquadra, tuttavia, nellʼidea che si è sempre dei naufraghi: " lʼumanità era giunta ad un punto in cui sempre più ci sarebbero state intere popolazioni senza patria, nomadi cacciati via dalle loro terre, crocifissi a situazioni dolorose e senza via di uscita, sospinti da eserciti e da guerre".
A questa situazione di rinnovate barbarie lʼautore non trova una soluzione sotto il profilo sociale e politico, ma la ricerca nella forza dei rapporti familiari ed intimi e soprattutto nella donna.
Marta rispecchia la terra-madre, la figura in grado di creare convivenza.
" Era una donna semplice, perfino elementare, che attorno a sé, come sempre, non riusciva a vedere se non uomini, soltanto uomini, tutti simili tra loro, che parlavano lingue diverse, che avevano in mente cose differenti, ma erano tutti tartassati dalla guerra e dalle sventure, tutti dispersi nel disordine e nel buio del mondo".

Il ritmo narrativo è lento, talvolta troppo, ma è la scrittura che sorregge la lettura.
Si rimane affascinati e avvinti da una prosa calma e distesa, che riesce a creare una sorta di nebbia, di velo rispetto alla crudeltà del destino: in fondo è ciò che vogliono i personaggi.
Come disse lʼautore, " mi piace vedere da lontano, descrivere i fatti come se già fossero storia o leggenda".

Perché leggerlo ? È bella la storia, il libro è scritto molto bene e poi è un romanzo attuale che parla dellʼincontro di due popoli e della forza inesorabile dellʼunica appartenenza al genere umano.

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