Sconsiglio vivamente
e non lo rileggerei

Il piccolo principe

scritto da Saint Exupéry de Antoine
  • Pubblicato nel 1943
  • Edito da Tascabili Bompiani
  • 122 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 06 gennaio 2012

Il Piccolo Principe è, forse, uno dei libri più famosi e letti nel mondo.
Il racconto prende lʼavvio da un episodio dellʼinfanzia del narratore, un pilota come Saint Exupéry.
Allʼetà di sei anni aveva disegnato un " boa che aveva digerito un elefante" con la forma apparente di un cappello, per chi, come gli adulti, non hanno immaginazione.
Infatti, essi " mi risposero di lasciare da parte i boa, sia di fuori che di dentro, e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, allʼaritmetica e alla grammatica".
Da allora il narratore trascorse " la vita solo, senza nessuno cui poter parlare" fino a quando, caduto con lʼaereo nel deserto ( un vero episodio della vita di Saint - Exupéry) non incontra un " ometto" ( il piccolo principe), arrivato dallo spazio.
Il piccolo principe viveva in un piccolissimo mondo, talmente piccolo che " bastava spostare la tua sedia di qualche passo e guardavi il crepuscolo tutte le volte che lo volevi" In questo pianeta il piccolo principe aveva cura di un fiore, il solo del suo mondo," ma era troppo giovane per saperlo amare".
E, come succede spesso a chi non si rallegra di ciò che gli è vicino, si mette in viaggio alla ricerca di qualche cosʼaltro.
Nel suo peregrinare incontra sei mondi piccolissimi, sempre con un unico abitante: un re che " esigeva da ciascuno quello che ciascuno poteva dare"; un vanitoso, che voleva essere ammirato come lʼuomo più bello del pianeta, anche se ne era il solo abitante; un ubriacone, che beveva per dimenticare di aver vergogna di bere, un uomo dʼaffari, che contava continuamente; un tizio che accendeva e spegneva continuamente un lampione, perché il suo pianeta girava talmente in fretta che si passava in un istante dal giorno alla notte; ed infine un un geografo che non aveva mai esplorato i fiumi, i monti e i mari che disegnava sulla cartina geografica.
Infine arriva sulla Terra e anche qui il piccolo principe compie alcune scoperte interessanti, come una volpe, che gli ricorda che " lʼessenziale é invisibile agli occhi" e, quindi, il suo fiore è unico non perché non ci siano altri fiori ( ed infatti il piccolo principe aveva già incontrato un prato di fiori), ma perché si è preso cura di quel fiore: " gli uomini hanno dimenticato questa verità.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato", ossia ciò a cui ti sei legato con un atto di cura.
" Che si tratti di una casa, delle stelle o del deserto, quello che fa la loro bellezza è invisibile "ed è la fedeltà a qualche cosa, ad una idea, a qualcuno.Ed infatti Il piccolo principe abbandona la terra perché deve tornare a curare il suo piccolo fiore.
Dopo che è andato via, il narratore ( Saint Exupéry) si accorge di aver dimenticato di aggiungere la correggia di cuoio alla museruola della pecora disegnata per il piccolo principe.
Ma allora la pecora potrà mangiare anche il fiore !! " Guardate il cielo e domandatevi: la pecora ha mangiato o non ha mangiato il fiore ? E vedrete che tutto cambia...
" Ci si deve porre domande imprevedibili che sono irrazionali ma vogliono sondare i misteri dellʼuniverso e dellʼanimo umano: solo la ricerca dellʼimpossibile può evitare che la vita cada nella prosaicità dellʼesistenza.

Il racconto è autobiografico e parla di una vita eccezionale e incompresa.
Lʼespediente della favola permette, senza in vincoli della verosimiglianza, di affermare la necessità di avere un sogno, che nel caso di Saint Exupéry sono il volo, lʼesplorazione e lʼavventura.
Al di là della dolcezza della narrazione e della soave leggerezza con la quale sono affrontati diversi temi esistenziali ( il fascino della natura e del mistero, lʼamicizia e la fedeltà, i difetti dellʼuomo e la grandezza dellʼuniverso, lʼimmaginazione e la razionalità economica), in realtà emerge una enorme presunzione: lʼidea di essere unici nellʼuniverso, ossia che la ricerca dei propri sogni non deve avere limiti e, quando mi accorgo che non li posso più raggiungere, è meglio la morte.
La carrellata dei piccoli mondi é lʼoccasione per fare dellʼironia su figure detestate dallʼautore, ma rispecchia anche una visione individualistica, in quanto solo quando siamo soli la nostra personalità si può pienamente esprimere.
Nello stesso modo lʼambientazione nel deserto racchiude il desiderio di una solitudine, nella quale lʼautore sembra compiacersi: é più facile parlare con un bambino ( " lʼometto") che con adulti che non ci capiscono.
Il piccolo principe, pur nella sua soavità e delicatezza, é la metafora di un delirio di onnipotenza di un uomo, e di una umanità, che non vuole avere limiti: il canto del cigno del super eroe della cultura del novecento.

Perché non leggerlo ? Si può leggere perché è molto breve, anche se inutile.
Ma mi raccomando: non farlo leggere ai bambini perché non è educativo.

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