Gradimento Medio-basso
e non lo rileggerei

Doppio sogno

scritto da Schnitzler Arthur
  • Pubblicato nel 1926
  • Edito da La Repubblica
  • 95 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 11 febbraio 2014

Fridolin ed Albertine sono una coppia della buona e rispettabile borghesia.
La loro unione si fonda su "una perfetta compenetrazione di sentimenti e di idee".
Eppure, è sufficiente un ballo in maschera, dove entrambi erano stati corteggiati, lui "con insinuante gentilezza", lei "dapprima affascinata e poi allʼimprovviso offesa ...
con una insolente parolaccia", perché li sfiorasse, "e non per la prima volta, unʼombra di avventura, di libertà e di pericolo".
Da questo insignificante antefatto hanno origine lʼaccenno, il desiderio, la possibilità di una seconda vita, fatta di trasgressioni, segreti voluttuosi, audacie ed anche crudeltà.
Fridolin, medico di professione, deve recarsi di sera da un paziente.
Durante la notte, colto da una irrequietudine imprevedibile per un uomo così ponderato, si compiace della dichiarazione dʼamore di una figlia al capezzale del padre, sta per litigare, come un liceale, con un gruppo di studenti ubriachi, si ritrova in un quartiere malfamato ed accetta gli inviti di una giovane prostituta, ed infine prende parte ad un singolare ricevimento.
Uomini, vestiti in "festosi costumi da cavalieri bianchi, azzurri, rossi" ballano con donne, "il capo, la fronte e il collo avvolti in veli scuri, mascherine nere di pizzo sul viso, ma per il resto completamente nude".
Dapprima la scena è austera.
Poi gli uomini si precipitano "tutti verso le donne, che li accolsero con risate furenti, quasi malvage".
"Lʼineffabile piacere della vista gli si trasformava in un quasi insopportabile tormento di desiderio", ma ben presto Fridolin viene scoperto.
È un intruso, sarebbe punito se non si facesse avanti una dama, nuda ma velata in volto, che dichiara di "riscattarlo", assumendosi le conseguenze del suo atto.
È salvo e torna a casa.
Albertine è profondamente addormentata, ma, al suo arrivo, si sveglia con una risata stridula e sinistra.
È la conclusione di un sogno, nel quale Albertine immagina di stare in" unʼinfinita marea di nudità" e di assistere alla tortura di Fridolin, "senza provare pietà né orrore, con assoluto distacco": sino allʼuccisione del marito, durante la quale "ero tentata (disse Albertine) di dileggiarti.
di riderti in faccia", di desiderare "che almeno sentissi le mie risa mentre ti crocifiggevano".
Fridolin è sconvolto e, dopo aver vagheggiato il fuggevole proposito di "incominciare una nuova vita, sotto spoglie diverse", decide di vendicarsi della moglie portando in qualche modo sino in fondo le avventure della notte.
Ma il percorso a ritroso è deludente e si conclude con la visione allʼobitorio del corpo della dama, che lʼha salvato, e che è stata probabilmente avvelenata per punizione.
"Una sconosciuta, unʼestranea mai incontrata prima ...
non rappresentava per lui, né poteva rappresentare che il cadavere pallido della notte passata, destinato irrevocabilmente alla decomposizione".

"Nessun sogno è interamente sogno", così come, "la realtà di una notte e anzi neppure quella di unʼintera vita umana non significano, al tempo stesso, anche la loro più profonda verità".
Una parte di noi stessi è, quindi, oscura, squarciabile con fatica nella realtà ed invece conoscibile più facilmente con la fantasia, nel sogno.
Questo concetto, filone conduttore del romanzo, può avere due significati.
Il primo è confortante anche se limitativo e rispecchia quanto dice molto bene in un sonetto Lorenzo il Magnifico: " O Amor, del mio ben troppo invidioso, lassami almen dormendo essere felice".
Il secondo significato è più inquietante e riporta al fatto che ciascuno di noi assume che "la dimora della propria mente è, non può essere, interamente opaca a lui" (Cole Teju Open City).
Non accettiamo razionalmente ciò che siamo veramente perché dovremmo riconoscere che non siamo degli eroi.
Non è un caso che nel romanzo Fridolin non arrivi sino in fondo, anche se vorrebbe farlo: non ha un rapporto sessuale, per esempio, con la giovane prostituta così come vorrebbe rifiutare, da nobiluomo, il sacrificio della dama.
Diversamente Albertine, la cui seconda vita si sviluppa solo nel sogno, può esprimere senza freni la sua lascivia e il desiderio di trasgressione (lei sposa giovinetta ancora vergine), e manifestare sguaiatamente il disprezzo e lʼastio verso il marito, razionalmente repressi.

Il limite del romanzo è nella lentezza della trama, che si potrebbe racchiudere in poche pagine, ma che invece lo scrittore porta avanti con pedanteria.
Riesce in meno di cento pagine a rendere noioso e prolisso il racconto.

Perché non leggerlo ? È inutile.

Altre recensioni che potrebbero interessarti

Il cardillo addolorato

Ortese Anna Maria