Tra i migliori che ho letto!

In memoria

scritto da Giuseppe Ungaretti
  • Edito da Einaudi
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 09 gennaio 2019

Splendida poesia sul migrante, di ogni tempo e di ogni luogo !  Dinanzi ad un tale capolavoro non si trovano le parole per un commento, sarebbe meglio rileggere e riascoltare le parole per perdersi nelle loro suggestioni.  

Sin dall’inizio veniamo a conoscenza che Moammed si è ucciso e sappiamo anche i motivi: “perché non aveva più patria”. Non è solo un fatto anagrafico, Moammed vuole essere francese, ma non lo è, e nel contempo non è più neanche un nomade: “non sapeva più vivere nella tenda dei suoi”. E’ un apolide, di nessun paese e di nessuna cultura.  Ma soprattutto Moammed non accetta questo stato; ed ecco un verso incredibilmente evocativo: “ e non sapeva sciogliere il canto del suo abbandono”. A questo punto il poeta introduce sé stesso. E’ lui che lo ha accompagnato al camposanto dall’albergo dove abitavano, in un “appassito vicolo in discesa”. “E forse io solo so ancora che visse”: con poche parole il poeta esprime il massimo abbandono, quello del defunto.

 E’ inutile richiamare l’attualità di questo componimento. Va detto che solo Ungaretti, esule tutta la vita, poteva essere capace di esprimere la condizione esistenziale del migrante.

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