<<Colei che un giorno sarebbe diventata La Più Grande inciampò in uno sgabello lasciato in mezzo. (...) Tre ciotole finirono in terra rompendosi di schianto. La quarta invece rimase sospesa a un palmo dal pavimento: un bambino allungò la gamba e riuscì a fermarla, in equilibrio perfetto, nell'incavo tra il piede e la caviglia. Fu così che Shi Yu vide per la prima volta Li Wei>>. In queste poche e chiare parole si sintetizzano le fondamentali linee narrative del romanzo. Come Oliver Twist (si veda la recensione in questo sito) Yu è una piccola orfana che ancora bambina lavora come serva in una misera e lurida locanda: un luogo cui tornerà nel sogno anche quando diventerà una potente e temuta pirata, la nostalgia dell'anfratto dove risiede "la carità feroce del ricordo", come dice Giuseppe Ungaretti (da "Ultimi cori per la terra promessa"). <<Era molto tempo che Yu non tornava alla locanda che sorgeva in fondo alla sua anima. (...) Sentiva un grande dolore dentro ma non ricordava perché>>. Lì, Yu era ancora innocente, sfruttata ma felice; poi dovrà imparare ad essere una comandante di pirati, godendo la libertà dei mari, il piacere dei combattimenti, ma dovendo assumere decisioni difficili, dure e sofferte, come lasciare morire la figlia in battaglia. "La Piu Grande" è un romanzo di formazione, scandito dalla stessa articolazione del racconto, che segue le fasi della vita di Yu. A differenza di Jim di Treasure Island di Stevenson (si veda la recensione in questo sito), Yu non deve divenire adulta; lo è già a sei anni, deve imparare invece ad affrontare le tappe che la renderanno una leader: lottare contro i nemici ed imporsi in un mondo di maschi, comandare degli uomini (<<dovrai imparare a mettere gli interessi della ciurma davanti ai tuoi>>, le dice l'amico cuoco), subire la prigione e la tortura, liberarsi e condurre la sua flotta alla vittoria contro le navi imperiali, contro l'Avversario, il potente principe eunuco. << Devi essere fiera di te, Yu, mormorò. (...) Allora perché certe volte le veniva voglia di scappare via? (...) A che cosa è servito tutto questo? (...) Voglio solo sprofondare. Nel blu. Nel freddo cuore del mare. Nella pace>>. Come per i personaggi dell'Isola del Tesoro, il mare, la vita dei pirati, l'avventura, la lotta eterna del bene contro il male la spingono a continuare un'esistenza di lotta, senza che si intravedano la serenità e la quiete. Nell'equilibrismo di Li Wei risiede il terzo filone narrativo: le arti marziali. Il ragazzino è il nipote di un potente maestro dello stile detto dell'Aria e dell'Acqua, con cui è possibile saltare come si volasse e muoversi con leggerezza nell'acqua. Yu impara queste tecniche, potendo anche leggere un libro misterioso, depositario della saggezza di secoli di questa arte marziale. Se Morosinotto avesse dovuto rivolgersi agli adolescenti di inizio Novecento, o ancora a noi ragazzi degli anni'50, avrebbe probabilmente ambientato il romanzo nella favolosa India, tra i pirati di Mompracem, o nelle acque dei Caraibi, tra i corsari. Poiché siamo negli anni duemila e le forme orientali di combattimento emanano un grande fascino, i luoghi del racconto sono i mari della Cina, le città di Shanghai, Macao, Canton e Hong Kong, e il contesto storico è il decadente impero di Pechino, prima dell'aggressione imperialista delle potenze occidentali. Tutto è meticolosamente preciso. ma anche tutto è un po' scontato, al punto che non ci stupiamo quando Yu vola sulle acque né siamo attratti dalla sequenza di movimenti dai nomi suggestivi ma inesplicabili. Per trovare la magia delle tecniche marziali orientali consigliamo di leggere "Kaijin l'ombra di cenere" di Linda Lercari (si veda la recensione in questo sito). E infine c'è l'incontro con Li Wei, l'Amore inseguito da Yu per tutta la vita. "La Più Grande" sa che lo ha sempre amato ma Li Wei pare essere ormai un nemico, al servizio dell'Avversario. E come il Corsaro Nero (si veda la recensione in questo sito) piange davanti ai suoi corsari perché deve abbandonare in una scialuppa la donna amata, perché figlia del nemico cui ha giurato vendetta, così Yu <<si asciugò le lacrime con la manica della maglia>>. Il comandante non può lasciarsi andare davanti ai suoi uomini. <<Sapeva che dalle navi tutti la stavano guardando chiedendosi cosa fosse accaduto>>.
Morosinotto è un grande costruttore di trame, come ha mostrato mirabilmente in "Il grande colpo di Crimson City" (si veda la recensione in questo sito); in questo caso la lunghezza non aiuta a dare ritmo alla narrazione, che si disperde in ripetizioni, in una moltitudine di nomi, in un turbinio continuo di digressioni. Yu e Li Wei restano abbozzati senza che il loro amore sia approfondito e arricchito da incontri che non siano frettolosi, da espressioni di sentimenti, anche se tormentati. Finito di leggere il racconto, il lettore pensa quanto sarebbe stato bello sforbiciare un po' alcune parti ridondanti e invece studiare maggiormente i due innamorati, eternamente legati tra loro dall'infanzia, ma eternamente resi distanti da una vita così diversa: Yu pirata, Li Wei funzionario imperiale.
La scrittura è incisiva, fatta di frasi brevi e chiare, con uno stile che ricorda Emilio Salgari. I dialoghi sono efficaci così come le descrizioni delle battaglie e dei combattimenti. Alcune scene, come la lotta tra Yu e l'Avversario o le cavalcate sul mare della ragazza, sono estremamente suggestive e lasciano il lettore senza fiato.
Perché leggerlo? Avventuroso, anche se talvolta prolisso.