"Conosco una città/che ogni giorno s'empie di sole/ e tutto è rapito in quel momento"(Giuseppe Ungaretti Silenzio da "L'allegria"). La città è Alessandria d'Egitto: "ecco il cielo libero da nuvole nere; ecco delle nuvolette bianche che sparse nell'aria come bambini che saltellano di gioia nell'immensità dello spazio. Grazie Dio! Eccoti qua, tu che non lasci mai tuo figlio Shagara Muhammad Alì, questo strano nome che gli ha causato un sacco di scocciature, durante l'infanzia e l'adolescenza, e che i tuoi servi scontenti ancora non conoscono bene. Dio, ti prego fammi finire ciò che sto facendo..." Shagara è un piccolo malfattore: lavora in fabbrica in un polveroso ufficio pieno di scartoffie e spesso gli viene dato il compito di organizzare cortei e viaggi di operai inneggianti a Sadat, succeduto in Egitto a Nasser. Shagara lucra su questo incarico tenendosi in parte i soldi che gli sono stati dati per pagare gli operai e gli autisti dei pullman. Tutto lo sanno ma è normale in un paese corrotto. Si muove in una città surreale, turbolenta e sempre simile a sé stessa, e "ritornava con forza quella vecchia sensazione di esserne il proprietario, di averla costruita proprio io, di averne tracciato i confini e averne edificato i palazzi sui lati". E' reale Alessandria o solo il delirio di Shagara ? Avvengono cose strane, inesplicabili e inquietanti: fu trovato un cadavere in un sacco ma quando lo aprirono ne uscì una donna meravigliosa; i cani, ubriachi, camminavano tutti soli gridando, "a quel paese l'Impero Britannico sul quale non tramonta mai il sole"; un uccello aveva preso un bambino tra gli artigli ed era volato "verso il settimo cielo dove regna Iddio". E ce ne furono altre di fatti incredibili che lasciarono sbalordita la gente, che pur continuava a vivere come sempre. Il rincaro dei prezzi, la corruzione dilagante, la pace con Israele dopo tanti morti, l'arroganza di un governo tecnocratico danno fuoco alla rivolta. Alessandria è travolta da una sommossa popolare, incontenibile e rabbiosa. "Ma perché, proprio in questo istante, punto lo sguardo sui visi delle donne e delle ragazze ? (...) Forse perché le cose mi scorrono davanti agli occhi e io non ci faccio neanche caso ?" Qual è la fonte della nostra indifferenza ? Forse quella misteriosa "casa del gelsomino", dove si racchiudono misteri che nessuno riesce a comprendere tanto da divenire la metafora dell'animo umano, oscuro e insondabile, o invece "quella massa scura che si estende all'infinito" ? "Quella stupida acqua, per milioni di anni, non ha conosciuto altro che la bassa e l'alta marea, da sola, con se stessa, mai nessuno che condividesse qualcosa con essa". Così come la casa del gelsomino viene demolita per fare spazio ad un'orrida speculazione immobiliare, che distrugge lo splendore e il fascino della città antica, così non ci resta che annichilirci in una esistenza senza prospettive, legata alle piccole quotidianità borghesi. "Dov'è Dio, come ha potuto abbandonarci ? Ci aveva dato un paradiso, com'è possibile, che sia svanito tutto, in così poco tempo ? Che stupido sono ? E' passato tanto tempo e non me ne sono accorto".
Di questo splendido romanzo si può dire di tutto: surreale, realistico, crudele ed ironico. Di certo l'autore parla della trasformazione di Alessandria a seguito della selvaggia e diseguale modernizzazione di Sadat: uomo, inneggiato dall'Occidente, ma privo di carisma e così lontano dal "cuore religioso" del popolo egiziano. Tuttavia, il romanzo si eleva rispetto alla contingenza storica e sviluppa, in modo mirabile ed affascinante, un discorso sociale ed intimo ad un tempo: sociale perché ci dice quanto la lontananza di una classe dirigente cosmopolita ferisca un popolo e, dopo tante belle dichiarazioni, deve ricorrere alla più pesante repressione; così finisce la grande sommossa di Alessandria; intimo perché, tramite la metafora della casa del gelsomino e del mare infinito, ci parla del nostro impenetrabile mondo interno e ci invita a non perderci nella quotidianità e neppure in una inutile invocazione a Dio. Solo capire noi stessi ci potrà salvare dall'indifferenza.
Leggere questo romanzo è stato un piacere intenso, un perdersi nella fantasia, in suggestioni sublimali, rese possibili da una scrittura tagliente, fatta di brevi frasi all'interno di un periodare articolato e fluido.
Perché leggerlo ? Per darsi un godimento estetico.