Lessi tutto di un fiato " La Casa di Ringhiera" di Recami (vedi recensione in questo sito), trovandolo uno dei migliori Noir della vasta letteratura italiana: la felice congiunzione di un romanzo di costume con il ritmo tipico del miglior giallo. E' per questo che appena ho letto la recensione del "Il mostro del Casoretto" sono corso a comprarlo, prefigurando il piacere che avevo avuto con "La Casa di Ringhiera". Forse perché avevo aspettative così alte, la delusione è stata dolorosa. Il libro è una raccolta di racconti, che, tranne l'ultimo, hanno come protagonista il pensionato Amedeo Consonni, il nonnino detective. Nella prima storia, "Il mostro del Casoretto", Consonni è accusato di molestie sessuali a una bambina; per punirlo i parenti della piccola l' imprigionano in un cascinale abbandonato per fargliela pagare. Consonni riesce a liberarsi, ma viene convinto da Angela, che scopriamo essere la sua attempata fidanzata, a tornare nel luogo in cui era stato rinchiuso per far cogliere sul fatto i torturatori dalla polizia. E' una trama fragile, giocata su situazioni scabrose più che su sorprese e ambientazioni sociali. Il secondo racconto, " Chi ha pane non ha denti, chi ha denti non ha pane", è senza dubbio il più piacevole tra le storie del libro. Ritornano alcuni personaggi e situazioni, che avevamo già conosciuto nella "La Casa di Ringhiera": il signor De Angelis c'è l'ha con il cane di un vicino che fa sempre la pipì sulle ruote della sua BMW, decide di chiudere l'animale nella cella frigorifera abbandonata negli scantinati del palazzo. Saranno Gianmarco e Margherita, i due bambini del condominio, a liberare inavvertitamente il cagnetto e ad evitare a De Angelis un'accusa di sottrazione e maltrattamento di animali. E' una storia lieve e ironica, in cui Consonni torna ad essere il bravo nonnino. Poi, forse non sapendo cosa ancora sviluppare intorno alla casa di ringhiera, Recami si allontana dall'ambiente lombardo e i racconti si svolgono a Firenze, in Sardegna, con un Consonni vittima di equivoci. Di queste storie è inutile parlarne.
Il giudizio non può che essere severo. Nei racconti mancano la trama e i personaggi. Consonni ne esce ridotto alla figura di un vecchietto lubrico e un po' scemo, che prende il Viagra per avere un rapporto sessuale, con l'unico risultato di essere sorpreso in mutande con l'organo maschile eretto (ma perché insistere in queste volgarità?). La sua fidanzata Angela è una corpulenta signora ancora in cerca di sesso, e il rapporto tra Amedeo e la donna non ha nulla delle poesie del vecchio Ungaretti ancora capace di innamorarsi: " sei comparsa al portone/in un vestito rosso(...) era di lunedì/per stringerci le mani/e parlare felici/non si trovò rifugio/che in un giardino triste/della città convulsa". (12 settembre 1966 dalla raccolta Ungà 1966-1968). E' difficile narrare gli affetti e i sogni di noi vecchi!
Perché leggerlo? E' una delusione.