Tra i migliori che ho letto!
ma non lo rileggerei

Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio

scritto da Lakhous Amara
  • Pubblicato nel 2006
  • Edito da Edizioni e/o
  • 187 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 11 ottobre 2011

Lʼedizione italiana è una revisione, sempre a cura dellʼautore, della prima pubblicazione in arabo del 2003, che aveva un altro titolo: " come farti allattare dalla lupa senza che ti morda".
I due titoli, in italiano e in arabo, costituiscono due possibili chiavi di lettura del libro.
Lʼambiente è piazza Vittorio a Roma, luogo multiculturale per eccellenza, ed in particolare un condominio, dove vivono diversi personaggi: dalla portinaia napoletana ad un triste professore universitario di Milano sino ad un giovane olandese, appassionato del neo realismo italiano.
Intorno al condominio si muove una umanità multiforme, che, pur nelle incomprensioni reciproche e nelle differenze culturali e linguistiche, condivide un unico giudizio: la stima e la fiducia in Amedeo.
Egli appare, e ci appare, come lʼitaliano che tutti vorremmo che fossimo in una società multiculturale: colti, gentili, educati, tolleranti e pronti ad aiutare a prescindere dal colore della pelle, dalla religione e dalla nazionalità di provenienza.
Sono questi i motivi per cui tutti rifiutano lʼidea che Amadeo possa avere commesso un omicidio, e per giunta nellʼascensore del condominio, che non usava per rispetto verso la portinaia.
" Mi ha guardato con un sorriso e mi ha detto: ho cambiato idea, vado a piedi.
Non credevo alle mie orecchie e mi sono domandata: ancora ci sono degli uomini che rispettano le femmine in questo paese ?".
Ma è ancora più incredibile è che tutti, italiani e stranieri, si stupiscono che Amedeo non sia italiano.
In fondo gli stranieri sono tutti maleducati ed ignoranti.

Ma chi è Amedeo ? E questa è la seconda chiave di lettura.
Amedeo, con il suo perfetto italiano, con la sua vasta conoscenza di Roma, è in realtà Ahmed, un algerino, che è fuggito dal suo paese dopo che gli è stata trucidata la fidanzata.
La sua è una fuga dallʼorrore del passato, da un mondo che vuole abbandonare, anche con la mente.
A Roma ha trovato Stefania, ingenua, idealista e curiosa, e si è innamorato di piazza Vittorio, della suo scontro di civiltà.
" A Roma cʼè la Stazione Termini.
Termini vuol dire che il viaggio è finito.
Questa città ha qualcosa di strano.
È molto difficile andarsene.
Forse lʼacqua delle sue fontane si è mescolata con una sostanza particolare che ha origini stregonesche".
Ma Roma ti può anche far del male, con le sue regole burocratiche, con la freddezza e la violenza di una società in decadenza, ormai priva di solidarietà umana.
Ahmed, in fondo, non vuole essere né italiano né algerino: vorrebbe essere solo Ahmed.
Dʼaltra parte solo sua è la memoria del passato, le cui ferite si devono curare in solitudine.
" Oh mia ferita aperta che non guarirai mai ! Non ho consolazione al di fuori dellʼululato".

Il pregio fondamentale del libro è la scrittura.
Intanto un idea felice è lʼalternanza tra la descrizione delle vicende da parte dei diversi personaggi, così da mettere in risalto i differenti punti di vista, e le note autobiografiche, in forma di diario, di Amedeo/Ahmed.
Esse sono introspettive, quasi la narrazione di un percorso personale, di liberazione dal passato e di scoperta del futuro.
Inoltre, lo stile affettuosamente ironico contribuisce non poco a non cadere in moralismi o in pseudo analisi sociologiche, quando vengono narrati il razzismo latente negli italiani ( secondo la classica piramide Nord - Sud dʼItalia - Sud del mondo), la disperazione e la nostalgia degli stranieri, nonché la freddezza e la durezza della vita italiana.
Il profilo dei personaggi è tratteggiato in modo così attento alla specificità di ciascuno, sia esso italiano che straniero, da far emergere una moltitudine di luci e di ombre, piuttosto che quel bipolarismo ( italiano - straniero, buono - cattivo) che tanti media vorrebbero imporre alla società italiana, pur refrattaria.

Perché leggerlo ? Leggero, divertente, ma profondo.

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