Il libro raccoglie i principali racconti di Oscar Wilde, nei quali è soprattutto rimarchevole lo stile, in particolare la struttura della frase.
Il periodo non è particolarmente elaborato privilegiando le frasi corte, ma l’accostamento delle parole (semplici e vicine a un linguaggio quotidiano) riesce a dare caratteristiche poetiche, in certi casi elegiache allo scritto.
Ne risulta un inglese splendido, che recupera l’essenzialità dei vocaboli con il ritmo discorsivo.
Il contenuto dei racconti è generalmente fantastico e in molti casi paradossale: attinge al mondo della natura e del soprannaturale che rappresentano il contesto e forniscono spesso i protagonisti.
A una prima lettura sembra predominare un approccio generalmente moralistico accompagnato da una ricerca dell’inverosimile e dalla nostalgia della "bontà" della natura rispetto all’egoismo e alla grettezza degli uomini.
In realtà emergono una diffusa melanconia, quasi una ricerca di qualche cosa che si è perso (una ricerca del tempo perduto?) e un elogio della bellezza.
Tutti i protagonisti (le persone, gli animali, gli ambienti naturali) sono caratterizzati da sublimi tratti fisici e da notevoli peculiarità intellettuali: il brutto non esiste.
Prevale quindi l’estetica nei confronti dell’etica: una sorta di esaltazione dell’estetismo.
Si chiarisce in tal modo anche il tema della melanconia: si tratta della nostalgia della bellezza perduta.
Di particolare interesse è il racconto "The portrait of Mr W.
H.
" nel quale l’autore formula alcune ipotesi sul destinatario di alcuni sonetti di Shakespeare.
Per apprezzarlo sarebbe necessario conoscere meglio le poesie e il teatro di Shakespeare ma è evidente come anche in questo caso uno dei temi sia l’amore per la bellezza, che emerge dall’opinione del protagonista che la persona descritta nei sonetti fosse un giovane attore, che recitava le parti femminili nelle tragedie.
Shakespeare non voleva lusingare un personaggio importante ma scriveva soltanto di amore per chi lavorava con lui (senza dubbio meno "altolocato") e con il quale aveva un comune modo di sentire.