Sconsiglio vivamente
e non lo rileggerei

La manutenzione dei sensi

scritto da Faggiani Franco
  • Pubblicato nel 2018
  • Edito da Fazi Editore
  • 250 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 12 giugno 2025
"Bisbigliano tra le luci al neon/sotto la pensilina. Vogliono/che tenda l'orecchio/e li riconosca uno alla volta/mentre arrivano i treni notturni/alla stazione della memoria. Chi siete? /Da dove venite? vorrei chiedere,/ ma sbanda la mia ombra/sul marciapiede di tante partenze/improvvise, il cuore si rattrappisce, /manca l'aria...: Mia moglie è con voi? /Fatemi ascoltare ancora la sua voce/ supplico spalancando le braccia/nel sogno ormai spento" (Stefano Simoncelli da Terza copia del gelo 2014). Il protagonista/narratore è un reporter, sempre all'estero; e lo era quando sua moglie Chiara è morta all'improvviso. <<Non c'ero. Ero lontano, per un lavoro >>. Le foto di Chiara sono dappertutto, quasi che la volesse ancora presente, ma non ne parla mai, <<il dolore si è autofecondato, si è espanso>>. Gravato dalla perdita e dalla colpa perché era assente al momento della morte della moglie, si lascia andare, trascura il lavoro, abbandona le amicizie, si sente << un usuraio dei sentimenti>>. E' in questo stato di crisi esistenziale che irrompe Martino: un bambino di otto anni, con la sindrome di Asperger, una delle tante forme di autismo. Glielo porta la figlia Nina, che lascia il padre ad affrontare da solo la gestione del bambino. E' un incontro insolito: un uomo che si faceva trascinare dal fluire dell'esistenza, è un bambino cui bastava sedersi accanto, accendere un computer, senza dover necessariamente interloquire o farsi coinvolgere, <<sempre senza scambiarci troppe confidenze, ma anche senza patemi>>. Da qui nasce un'esile storia, in cui un adulto e un bambino si aiutano a vicenda nella scoperta di un legame che superi la dimensione della responsabilità, della solidarietà e dei sentimenti. Non c'è un finale eclatante e salvifico, qualcosa che ci dia una morale, un insegnamento: la storia si conclude con un abbraccio. <<Avrei voluto abbracciarlo, alzare la mano e poi il braccio e infine afferrargli piano la spalla e stringerlo. (...) "A cosa stai pensando?", mi aveva chiesto, proprio quando il mio pensiero stava per essere archiviato nel cassetto della rassegnazione. "Al fatto che mi piacerebbe abbracciarti". (...) Lui non aveva risposto, rimanendo con le labbra serrate per un po'. Poi mi si era premuto contro, puntando la testa sotto la mia ascella e cominciando a dare piccoli colpi>>.  E allora i morti possono tornare, << lasciandosi dietro solo frammenti senza più un posto nella memoria>>. Ciò che ci dà la forza per andare avanti non è il ricordo, ma la cura verso gli altri: chiamasi Amore.

Il titolo del romanzo non rispecchia il significato del racconto: più che "manutenzione dei sensi", si dovrebbe intitolare "scoperta dei sensi": non di quelli cui pensiamo ormai normalmente: il sesso o la relazione sentimentale (in realtà il protagonista s'imbatte in alcune fugaci storie); mi riferisco a quel legame fisico che usa l'intero spettro dei nostri sensi, senza aspettarsi nulla, che sia gioco o soddisfazione. Peccato che Faggiani abbia affrontato un argomento così importante, quello della scoperta dei sensi, collocandolo in una fuga dalla città, in un ambiente eccezionale quale è la montagna. Chi di noi può permettersi di andare a vivere in uno chalet tra i boschi? E chi si può permettere di vivere <<come volevamo vivere>>, liberi, guardando <<la Terra girare senza sentirne i rumori>>?.  Non è chiaro se sia una vicenda autobiografica; di certo, è troppo fragile il contesto per dare spessore alla storia, al di là di spunti interessanti, ma frammentari e occasionali.

La scrittura è il pregio fondamentale del romanzo, anche se talvolta lo stile è giornalistico, con l'uso sovrabbondante del "punto" , del gerundio e della frase senza il verbo. Si prenda questo esempio: <<Ma non mi aveva risposto (già il correttore di Word avrebbe messo come errore il "ma" dopo il punto), probabilmente stava trattando, rincuorando, sostenendo qualcuno. Qualcun altro, invece del sottoscritto>>. Non era sufficiente una virgola prima di "qualcun altro"? E poi tre gerundi di seguito non sono troppi? La narrazione si sviluppa lentamente, senza colpi di scena,  i personaggi restano sospesi, senza che si capisca veramente il loro travaglio interiore: tanti sentimenti si affollano, sempre in superficie.

Perché non leggerlo? Troppo fragile.

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