Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Augustus: a Novel

scritto da Williams John
  • Pubblicato nel 2004
  • Edito da Vintage classics
  • 336 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 10 agosto 2022
John Williams ha scritto tre romanzi di grande successo: "Butcher's Crossing" nel 1960, "Stoner" nel 1965 e questa biografia di Augusto nel 1972 (con questa scheda i libri sono tutti recensiti in questo sito). Williams è uno scrittore di grande talento che innova continuamente lo stile adattandolo alla storia e ai personaggi. In questo caso l'autore costruisce la trama mediante le lettere scritte da diversi personaggi; Augusto interviene solo alla fine in prima persona e così noi possiamo conoscere alcuni passaggi fondamentali, politici e personali, della sua vita da differenti punti di vista. E' un raffinato espediente letterario che tuttavia frammenta il racconto e presuppone che si conoscano, almeno a grandi linee, le complesse vicende che portarono al Principato prima e  all'insediamento di Tiberio poi.  Chi era veramente Ottaviano, poi Augusto? Quando muore lo zio Cesare che lo fa suo erede, Ottaviano è un giovane di diciott'anni: viene a sapere la notizia in Grecia dove si trova insieme con i suoi amici: Mecenate, Agrippa e Salvidienio Rufo. Nel suo diario questi racconta che Ottaviano esprime le sue incertezze sulle reale fedeltà delle legioni di Cesare e rivolgendosi agli amici dice che egli parlerà dei suoi timori solo con loro tre, "che siete realmente miei amici, (...) una fredda tristezza era sopraggiunta e lo allontanava da noi". E' come se il giovane Ottaviano si fosse reso conto che l'adolescenza era finita e che su di lui incombe il grave compito di porre fine alle guerre civili e di assicurare pace e prosperità a Roma: per far questo deve divenire un abile e spregiudicato uomo politico, mettendo gli affetti in secondo piano e usando tutto e tutti, persino i vecchi amici e l'amata figlia Giulia. Parafrasando il mito di Euridice e Orfeo, Orazio racconta il destino di Ottaviano. "Il suo amore non era una donna; la sua Euridice era la conoscenza, un sogno del mondo, al quale cantava la sua canzone. Ma il mondo di luce che era il suo sogno di conoscenza venne distrutto da una guerra civile; (...) e il suo sogno svanì, come se evaporasse, nell'oscurità del tempo e delle circostanze. Vide il mondo, e capì che era solo, senza padre, senza proprietà, senza speranza, senza sogni..... Fu solo allora che gli dei gli diedero la loro lira d'oro, e gli permisero di suonare non come essi volevano ma come desiderava lui". E' una splendida sintesi del destino di Ottaviano, che lo eleva a un ruolo immortale e unico nella storia, a perseguire un fine al quale tutto è subordinato, pure la felicità di Giulia. Ed è qui che ci inoltriamo pure noi nell'oscurità dell'animo umano. Con un colpo di genio letterario Williams riporta il diario di Giulia nell'isola di Ponza dove è stata esiliata. Il triste e rassegnato racconto di Giulia è preceduto dai pettegolezzi sulla sua vita dissoluta, quasi a giustificare la tremenda decisione del padre. Eppure non possiamo che avere simpatia per questa ancora giovane donna, la quale fu costretta a sposare Agrippa, ben più vecchio di lei, e poi l'inquietante Tiberio. Può darsi che sia vero che il padre l'abbia esiliata per i suoi costumi immorali per non farla condannare a morte per complotto contro lo stato; è certo che la crudele e fredda severità di Augusto contrasta con la dolce malinconia di Giulia. Sono pagine bellissime che giustificano da sole la lettura del romanzo: lo svanire dei ricordi perché ormai inutili e portatori solo d'infelicità, e per contrasto la precisione del racconto dell'incontro tra Ottaviano e Giulia, tra padre e figlia. "Il suo viso era smagrito, e c'erano rughe di stanchezza intorno ai suoi occhi pallidi; ma nella luce incerta della stanza, la faccia poteva essere quella di lui che mi ricordavo da bambina". Giulia apprende che la cospirazione è stata scoperta da Tiberio e il padre non può fare altro che condannarla per salvaguardare la sua autorità. "Mia bambina, disse, ciò non ha niente a che fare con l'amore. Si volse di nuovo via da me e prese alcune carte sulla scrivania. (...) Non ho visto mio padre d'allora. Capisco che egli non dirà (più) il mio nome".  

L'eleganza della scrittura, la ricostruzione romanzata ma sapiente di vicende ancora non chiare agli storici, la ricchezza del lessico e la capacità di rendere le peculiarità dei diversi protagonisti (da Marco Antonio a Cicerone sino a quelli minori) sono qualità letterarie che abbagliano il lettore. In molte recensioni è paragonato a "Io Claudio" di Robert Graves; ebbene è un'altra cosa. Svolazzando con superficialità nella storia e nei protagonisti Williams non riesce a trasmettere passione e mistero; il romanzo finisce per essere distaccato e rigido come immaginiamo che sia stato Ottaviano Augusto.

Perché leggerlo? Un po' di fatica ma il diario di Giulia è veramente bello. 

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