Tra i migliori che ho letto!
e lo rileggerei volentieri

Una donna

scritto da Aleramo Sibilla
  • Pubblicato nel 1904
  • Edito da STEN Società Tipografica Editrice Nazionale
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 30 ottobre 2004

Il libro è di carattere autobiografico e ambientato storicamente nei primi del Novecento.
La protagonista, ancora ragazza, viene violentata da un giovane, che poi sposa e da cui ha un figlio.
Vive con il marito in un piccolo centro di provincia, dove si sforza di attenersi alle regole sociali, che vorrebbero che la donna fosse confinata in casa, in totale dipendenza dall’uomo.
Con la perdita di lavoro del marito la coppia si trasferisce a Roma, dove la protagonista comincia a lavorare in una rivista letteraria, si fa conoscere nel mondo culturale e nel movimento femminista, frequenta una rete ampia di amicizie, tra le quali un singolare intellettuale, del quale è affascinata.
Il marito stesso è attratto da una collega della moglie e quindi i tradizionali valori sociali si frantumano, in qualche modo.
Il marito ha tuttavia l’occasione di ritornare a lavorare nel piccolo centro di provincia e quindi la protagonista si ritrova rinchiusa all’interno delle mura domestiche, pur avendo preso consapevolezza degli ideali del movimento femminista, delle sue capacità letterarie e, soprattutto del fatto di non amare e di non poter più sopportare il marito.
Esplode la crisi, che è per la donna un dramma, in quanto lei sa, che se decide di lasciare il marito, perde il figlio.
Eppure decide di trasferirsi a Milano separandosi dolorosamente dal figlio.
Molto opportunamente l’autrice ha intitolato il libro "Una donna", perché, al di là degli aspetti autobiografici, narra dell’emancipazione della donna e soprattutto dei conflitti spirituali che la coinvolgono in un percorso che entra in contraddizione con il ruolo di madre.
"Mi pareva strano", scrive l’autrice raccontando di un dibattito parlamentare, "inconcepibile che le persone colte dessero così poco importanza al problema sociale dell’amore.
Non già che gli uomini non fossero preoccupati della donna, al contrario, questa pareva la preoccupazione principale o quasi.
Poeti e romanzieri continuavano a rifare il duetto e il terzetto eterni, con complicazioni sentimentali e perversioni sensuali.
Nessuno aveva saputo creare una grande figura di donna”.
Ed è questo il presupposto del libro: narrare il mondo delle relazioni uomo e donna visto dalla donna.
In questo senso il romanzo non tratta tanto dell’emancipazione sociale della donna quanto del suo ruolo all’interno dei rapporti di coppia.
La sua attualità sta proprio in questo: la grande rivoluzione sociale che ha sconvolto la struttura sociale ottocentesca, è l’autonomia della donna verso lo sposo e i figli, anche se questa autonomia viene poi ridimensionata con l’accettazione della donna dei riferimenti maschili nel mondo del lavoro e più in generale nella politica.
Quattro sono i temi fondamentali del romanzo:la rottura del rapporto di dipendenza rispetto all’uomo per costruire un rapporto differente con l’altro.
"Come può diventare una donna, se i parenti la danno, ignara, debole, incompleta a un uomo che non la riceve come suo uguale; ne usa come un oggetto di proprietà; le dà dei figli con i quali l’abbandona sola, mentre egli compie i suoi doveri sociali, affinché continui a baloccarsi come nell’infanzia?" e ancora "tra le due fasi della vita femminile, tra la vergine e la madre, sta un essere mostruoso, contro natura, creato da un bestiale egoismo maschile: e si vendica, inconsapevolmente.
Qui è la crisi della lotta di sesso.
La vergine ignara e sognante trova nello sposo un cuore triste e dai sensi inariditi: fatta donna ed esperta comprende come il suo amore sia stato prevenuto da una brutale iniziazione.
Fra i due torna spesso lʼintrusa e il solo ricordo avvilisce il loro bacio";l’erotismo, ossia la ricerca del piacere, anche fisico, nel rapporto con l’uomo.
"Entrava, nella stanza buia, l’uomo stanco o infastidito, accendeva il lume, si moveva senza guardare s’io dormissi.
Poi, i miei occhi erano serrati, e io sentivo una massa pesante stendermisi accanto; nel silenzio qualche parola, che voleva esprimere passione, ebbrezza; ed ero in suo potere….
Questa è la mia vita.
Essere adoperata come una cosa di piacere, sentir avvinta l’intima mia sostanza.
E veder i giorni seguir le notti, un dopo l’altro, senza fine";la crisi della maternità come legame e prigione dell’autonomia della donna, ma soprattutto la descrizione del lacerante conflitto che viene aperto da due opposte esigenze: l’amore per i figli e la ricerca di una vita piena e completa.
"Perché nella maternità adoriamo il sacrificio? Donde è scesa a noi questa inumana idea dell’immolazione materna?.
..
È una mostruosa catena.
..
Se una buona volta la fatale catena si spezzasse, e una madre non sopprimesse in sé la donna, e un figlio apprendesse dalla vita di lei un esempio di dignità?".
la ricerca della verità, che supera l’ipocrisia, l’ambiguità e la menzogna di una società che può accettare tutto purché non detto o fatto in modo chiaro, alla luce del sole; e tutto questo anche a scapito del rapporto con il figlio, aprendo un conflitto lacerante.
"Partire, partire per sempre.
Non ricadere più nella menzogna.
Per mio figlio più ancora che per me! Soffrire tutto, la sua lontananza, il suo oblio, morire, ma non provar mai il disgusto di me stessa, non mentire al fanciullo.
..
Questo era l’atroce dilemma.
Se partivo egli sarebbe stato orfano.
Se restavo? Un esempio avvilente, sarebbe cresciuto anche lui tra il delitto e la pazzia".
Non so per quale motivo, dopo un primo grande successo, questo libro sia stato messo in disparte nella letteratura italiana, accusato di estetismo e di sentimentalismo.
Sono persino state condotte critiche sulla sua eccessiva aderenza alla realtà, alle effettive vicende dell’autrice.
Lo stesso Pirandello riteneva che il romanzo si sarebbe dovuto concludere con la partenza della protagonista con il figlio: alla faccia del lieto fine!Il romanzo ha delle cadute nello stile, talvolta troppo lirico ed enfatico, e nel ritmo narrativo, soprattutto nella parte relativa alla vita romana.
Esso è tuttavia un libro altamente attuale, proprio perché fa emergere la figura della donna come individuo, nelle sue aspettative e nelle sue contraddizioni e fa capire come la ricerca di un ruolo autonomo della donna crei conflitti laceranti, di grande profondità e complessità: in particolare il rapporto con la maternità e con i figli.
Sarebbe bene che questo libro lo leggessero, anzi lo imparassero a memoria, persone come Buttiglione, che si permettono di accusare la donna di superficialità e di edonismo solo perché vuole avere un suo ruolo completo come individuo.

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