Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Signoria

scritto da Cabré Jaune
  • Pubblicato nel 1991
  • Edito da La Nuova Frontiera
  • 347 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 31 gennaio 2010

Siamo nella Spagna nel 1799.
Don Rafel è il potente cancelliere del Regio Tribunale di Barcellona.
Lʼautore lo descrive sinteticamente come un uomo " la cui vita era caratterizzata da una bramosia costante e dallʼinquietudine dellʼinsoddisfazione, che lo spingeva a sognare senza essere poeta, a innamorarsi senza essere un dongiovanni, a scalare posizioni sempre superiori agli altri, sperando di raggiungere la felicità.
Ma, siccome era intelligente, sapeva mantenere le posizioni conquistate, pur a costo dellʼodio e dellʼinvidia altrui".
La sua abilità e la sua spregiudicatezza gli avevano permesso di salire nella scala sociale sino ad arrivare ad una posizione impensabile, lui non aristocratico, e ad un patrimonio ragguardevole.
Potente e temuto sembrava inattaccabile e si faceva chiamare con il titolo di Sua Signoria, preludio ad una baronia.
Un episodio apparentemente marginale, lʼomicidio di una cantante, lo trascina nel baratro.
La donna è stata assassinata dopo avere avuto un rapporto dʼamore con un giovane poeta, Andreu, che viene accusato del delitto.
A casa del giovane viene trovato un documento, dove emerge che don Rafel ha ucciso la sua amante.Il potente cancelliere fa in modo che il giovane, pur innocente, venga condannato rapidamente e mandato al supplizio.
Ma la situazione precipita: il delitto di don Rafel è a conoscenza di altre persone, che o lo ricattano o cercano di vendicarsi della morte del giovane.
Don Rafel non ha rimorsi ma teme lo scandalo e " si chiedeva quando avrebbero iniziato a gettarglisi addosso per toglierli tutto".
Preso dalla disperazione, va a confessarsi ma rivela davanti al confessore tutto il suo cinismo: dinanzi alla richiesta del prete di consegnarsi alla giustizia dice candidamente che " la legge è un insieme di arbitrarietà raccolte in un Codice e la giustizia è ingiusta per definizione".
Neanche Dio può accoglierlo e a quel punto non gli resta che il suicidio.

È una società decadente quella descritta dal libro: bramosia di denaro e di potere, abusi e violenze verso i più deboli, vita fatta di apparenze e di squallide vicende sessuali.
Sembra lʼItalia di oggi !! Anche i rapporti autentici vengono distrutti in una società corrotta e contribuiscono a creare le vittime predestinate: lʼamore di Teresa per Andreu ha portato a regalargli il medaglione che sarà la prova della condanna; le lettere, ingenue e piene di affetto per Andreu, di Nando, lontano da Barcellona e ignavo della sorte dellʼamico, diventano crudeli e insulse alla luce della situazione del giovane condannato.

La scrittura è piacevole ma la storia si sviluppa lentamente, girando intorno alla figura di don Rafel senza mai investigarla a sufficienza,tanto che la drammaticità della conclusione appare scontata e improvvisa nello stesso tempo, quasi a voler chiudere un racconto troppo lungo.

Perché non leggerlo ? Ha la lunghezza di un trhiller senza esserlo.

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