Il romanzo è ambientato tra il 1400 e il 1500, narra le vicende di Hassan al-Wazzan, detto Leone l’Africano.
Costretto a lasciare Granada dopo la conquista dei castigliani, il protagonista conduce una vita avventurosa: prima a Fès nell’Africa settentrionale, poi al Cairo e quindi a Roma; compie inoltre numerosi viaggi e conosce personaggi e ambienti molto differenti tra loro.
Come tutti i romanzi dell’autore, la narrazione delle vicende e la descrizione delle civiltà del mediterraneo sono l’occasione per affrontare il tema delle diversità religiose e culturali e per immaginare una società nella quale sia possibile la convivenza e lo scambio di popoli e di tradizioni.
Emerge inoltre un quadro della società musulmana estremamente più tollerante e aperto rispetto a quello tipico delle nazioni cristiane.
Predomina un sentimento di nostalgia per un contesto storico e sociale, quale quello delle società mediterranee prima del ‘500, che è stato distrutto dal fanatismo dei regni cristiani, in particolare di quello nascente costituito dalla Spagna, nonché dagli obiettivi di predominio dell’impero turco, anch’esso in fase emergente.
Sotto il profilo della narrazione, il romanzo è molto bello nella prima parte (la vita di Granada e di Fès) per poi perdersi in una accelerazione delle vicende che contribuisce alla caduta del ritmo e dello stile.
In particolare, la quarta parte, ambientata a Roma e in Italia in generale, appare frettolosa: non vengono approfonditi sufficientemente i comportamenti del personaggio, che risultano singolari e superficiali: l’accettazione della vita romana e della stessa religione cattolica avrebbe dovuto essere meglio esplorata e analizzata.