Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Le navi dei vichinghi

scritto da Bengtsson Frans Gunnar
  • Pubblicato nel 1941
  • Edito da Neri Pozza Editore
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 24 agosto 2014

Siamo nel 900 dopo Cristo.
I vichinghi, popolo originario della Scandinavia, vivevano di raccolti, di pesca delle aringhe e, per i più impazienti, di scorrerie sul mare, soprattutto verso lʼInghilterra e lʼIrlanda, dove ebbero fortuna con le armi, e molti poi vi si fermarono.
Cominciavano ad essere interessati dalla predicazione di preti, "uomini col capo rasato", che cercavano di convertirli alla religione cristiana e di addolcire i costumi, ancora rozzi e violenti.
Il romanzo narra le vicende di Orm il rosso: il più giovane dei figli di un ricco contadino, il quale, appena "giungeva la primavera e lʼodore del catrame cominciava a impregnare lʼaria", volgeva lo sguardo al mare e, per la gioia di partire, "arrivava persino a comporre qualche verso".
Orm era il pupillo della madre, che non voleva che partisse con il padre in navigazioni pericolose, a causa delle tempeste e dei nemici.
Le circostanze vollero diversamente.
Nel tentativo di difendere il suo gregge fu catturato da una nave di vichinghi, che navigavano "verso mezzogiorno", verso il regno dei Franchi e la ricca Andalusia.
Comincia in questo modo la prima parte del libro, che narra il lungo viaggio di Orm.
Fu una spedizione verso mondi ancora ignoti ma in parte già vagheggiati: terre ricche da depredare.
I vichinghi non avevano una meta, e quindi il libro non è una versione nordica delle Argonautiche come ritiene Michael Chabon nellʼintroduzione.
Erano gli avvenimenti a trascinare i viaggiatori, i quali dimostrarono coraggio, vigore, capacità di cogliere le opportunità e desiderio di conoscere nuovi luoghi e costumi.
Il racconto del lungo viaggio è anche la narrazione della formazione di Orm, da ragazzo viziato e impulsivo divenne un uomo esperto e un condottiero.
E così quando ritornò a casa, Orm era ormai un adulto, che pretendeva di governare il proprio destino.
Il racconto dellʼarrivo in patria si apre con uno dei capitoli più interessanti: le feste per il natale alla corte del re.
La contraddizione tra tradizione e cristianesimo, tra valori ancestrali e nuovi ideali, emerge in modo brutale.
Il lungo pranzo in onore del natale si concluse con una serie di sanguinosi duelli, nei quali venne coinvolto anche Orm, per difendere la collana donata dal Califfo di Cordova.
E fu proprio durante la lunga guarigione che sbocciò lʼamore tra Orm e la figlia del re: amore, che spinse il ragazzo, ormai adulto, ad unʼulteriore crescita spirituale.
Pur di conquistare la donna amata, Orm decise di rinunziare alla collana e di convertirsi al cristianesimo.
Fu una grave scelta, perché lo costrinse a rifugiarsi vicino alle grandi foreste, "dove i re non arrivano mai.
Sarà là che costruirò la mia chiesa".

Si possono dare tante interpretazioni al romanzo: miscuglio di narrativa fantastica e resoconto sociale, narrazione della trasformazione dei vichinghi in normanni, conquistatori dellʼInghilterra e protagonisti dellʼultima fase del medioevo; diffusione della cristianità e quindi questioni etiche e culturali ; nostalgia della società dei vichinghi, rozza ma autentica; peregrinazione di giovani alla ricerca del proprio destino e allʼinseguimento del nuovo; rappresentazione della lunga e travagliata vita di un uomo.
Il senso più vero del romanzo è, tuttavia, lʼavventura, condita da una sana e disincantata ironia, un distacco che permette di non prendere troppo sul serio le figure degli eroi, le imprese incredibili e le meravigliose scoperte.
Come dice Michael Chabon in conclusione alla sua introduzione, "lʼavventura è un piatto che è meglio consumare nel conforto di casa propria".

Perché leggerlo ? La storia è a tratti episodica, ma è un affascinante racconto epico e popolare.

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