Gradimento Medio-basso
e non lo rileggerei

I solitari dell'oceano

scritto da Salgari Emilio
  • Pubblicato nel 1904
  • Edito da Vallardi Editore
  • 368 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 30 settembre 2012

Salgari ha scritto oltre 80 romanzi e non tutti hanno la stessa qualità letteraria.
In questo caso mancano due peculiarità della penna dello scrittore: il ritmo avventuroso e lʼaffresco, esotico ma spesso affascinante, del contesto.
Lʼinizio è promettente.
A metà dellʼottocento il commercio di schiavi viene sostituito dal reclutamento di cinesi, che assicurano manodopera a basso costo al Sud America.
Le condizioni di trasporto di questa povera gente, illusa di trovare un lavoro dignitoso, sono ancora peggiori del traffico di schiavi dallʼAfrica.
Infatti i cinesi, in quanto non oggetto di proprietà, non hanno valore patrimoniale e i super profitti portano gli armatori ad accettare una elevata mortalità.
I primi capitoli potrebbero essere ambientati adesso, nella realtà degli emigranti che attraversano il Mediterraneo.
Grande è lʼindignazione di Salgari per la perfidia, lʼinganno e lʼinutile malvagità degli approfittatori ( reclutatori, armatori, comandanti di nave e latifondisti) della miseria e delle aspirazioni degli esclusi del mondo, in questo caso cinesi.
Siamo sullʼ Alcione, una nave in navigazione dalla Cina al Perù con un carico di oltre quattrocento cinesi, stipati nella stiva, malamente nutriti, e che devono vivere senza accedere allʼaria fresca.
Scoppia la peste e Salgari dipinge, con grande efficacia, i cadaveri dei cinesi, che vengono agganciati con un uncino, tirati su dalla stiva senza essere toccati dai marinai e gettati ai famelici pescecani.
È una premonizione del tema fondamentale del libro: gli antropofagi e il loro desiderio di carne bianca.
Si scatena la rivolta e il capitano, non potendola domare, lascia la nave, insieme allʼequipaggio, senza non aver prima avvelenato i viveri.
I cinesi muoiono tutti, tranne il loro capo, Sao - King, due peruviani e un ufficiale argentino che si erano opposti alla crudeltà del comandante della nave.
I quattro uomini devono governare da soli lʼAlcione, in mezzo alle tempeste, cercare rifugio in isole abitate da popolazioni cannibali per essere, infine, catturati dai pirati, i quali si impadroniscono del veliero.
Le avventure si svolgono intorno a due protagonisti, Sao-King e Ioao, il più giovane dei due peruviani.
I due, evidentemente formidabili nuotatori, riescono a scappare dalla nave in navigazione e a salvarsi su una goletta da guerra.
Con lʼaiuto di questʼultima ma anche tramite altre imprese eroiche, sconfiggono i pirati e salvano i loro amici.

Salgari sta ripetendo un modello letterario comune a tutti i suoi libri: un eroe, Sao - King, che ha come spalla un personaggio meno esperto e vigoroso, in questo caso Ioao.
I due, con molto coraggio e notevole bravura, affrontano numerose ed incredibili peripezie.
Si tratta, tuttavia, di episodi non inseriti in una struttura narrativa unitaria e che procedono fiaccamente nel loro svolgimento.
È evidente che Salgari è stanco, svuotato, incapace di dare forza agli episodi e trascurato nella descrizione dellʼambiente e dei protagonisti.
Manca, poi, lʼanti eroe, in quanto i nemici da sconfiggere cambiano continuamente : il crudele capitano, la cui vendetta ci si aspetterebbe essere uno dei filoni conduttori, scompare per gran parte del racconto per ricomparire ormai ridotto a scheletro sulla scialuppa con la quale è fuggito dalla nave, gli antropofagi ( orridi e traditori) sono troppo selvaggi per considerarli veri nemici, il capo dei pirati, che morirà suicida, é spietato ma così gentile da lasciare in vita i nostri quattro amici.
Il tema del cannibalismo, già presente in altri romanzi ma non in modo così ripetitivo, crea un clima lugubre che non induce a gustare le avventure.
Ma, forse, proprio questo tema rispecchia il declino psicologico di Salgari, dalla descrizione di grandi eroi, anche se tormentati come il Corsaro Nero e ambigui come Capitan Tempesta, ad una visione tragica del mondo, nel quale è possibile solo difendersi o soccombere, dinanzi alla spietatezza.

Perché non leggerlo ? Non vale la pena.

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