Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Il birraio di Preston

scritto da Camilleri Andrea
  • Pubblicato nel 1995
  • Edito da Sellerio
  • 234 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 28 maggio 2011

Lo spunto iniziale è un fatto realmente accaduto nel 1875 in Sicilia.
Il prefetto di Caltanissetta, un fiorentino, impose che il nuovo teatro cittadino fosse inaugurato con un opera lirica pressoché sconosciuta, appunto il birraio di Preston.
Si verificarono numerosi incidenti, poco chiariti dallʼinchiesta svolta successivamente.
Partendo da questo fatto realmente accaduto, Camilleri ha scritto un romanzo che può essere letto da molti punti di vista, tanto che gli stessi capitoli potrebbero essere messi in una successione differente da quella seguita dal racconto.
Un percorso possibile è senza dubbio quello poliziesco, centrato sulla figura del legato di polizia, di nome Puglisi, lʼunico personaggio realmente onesto del romanzo e che può essere considerato come un precursore di Montalbano.
Nellʼimmaginazione di Camilleri, il teatro viene incendiato da agitatori mazziniani la sera stessa dellʼinaugurazione.
Puglisi, da vero investigatore, scopre la natura dolosa dellʼincendio, che è anche responsabilità del questore, che ha deciso, per beghe politiche e pur informato da Puglisi stesso, di non arrestare gli agitatori mazziniani al loro arrivo in città.
La morte di Puglisi, ucciso da uno degli incendiari, fa comodo a molti, anche alle autorità dello nuovo stato italiano.
Lʼaltra chiave di lettura del libro sono proprio la corruzione e lʼarroganza dei funzionari inviati in Sicilia, primo fra tutti lo stesso prefetto che tresca con la mafia locale: una convivenza che poco fa sperare per il futuro della Sicilia.
Cʼè poi il mondo dellʼisola ed è qui che lʼautore dà il meglio di sé con ritratti suggestivi, affettuosamente ironici e talvolta paradossali, di una società, quella siciliana, che assiste, dallʼalto di una storia millenaria, alla calata dei nuovi conquistatori ( i piemontesi): pessimismo, cinismo, orgoglio e testardaggine nella difesa della propria sicilianità, ma anche abitudine a subire i potenti e la violenza.
È possibile poi individuare altri percorsi e spunti narrativi, anche perché lʼautore imposta ciascun capitolo avendo come riferimento capolavori della letteratura italiana e mondiale, che, si presume, siano tra quelli più apprezzati da Camilleri.
In questo senso lʼindice del romanzo può essere una guida alla lettura di altri autori.

Il romanzo scorre tra continui " avanti ed indietro temporali " con il risultato di frammentare la trama narrativa in tanti bozzetti facendo perdere unitarietà al racconto.
Il ricorso alla lingua siciliana, sia nei dialoghi che nella narrazione, incuriosisce, talvolta rende piacevole la lettura, ma nel complesso fa prevalere un senso di manierismo e di ricercatezza letteraria fine a sé stessa.

Perché leggerlo ? È una lettura piacevole anche se alla fine si rimane un pò delusi.
Che cosa voleva dire lʼautore ?

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