Tra i migliori che ho letto!
e lo rileggerei volentieri

Anna Karenina

scritto da Tolstoj Lev
  • Pubblicato nel 1877
  • Edito da The Russian Messenger
  • 864 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 03 settembre 2005

Il romanzo racconta due vicende che si svolgono in parallelo e che trovano origine nel rifiuto di Kitty di sposare Levin, preferendo il bello e aitante ufficiale Vronskj.
Da questo atto di vanità e di leggerezza, immediatamente sconfessato dall’innamoramento di Vronskj per Anna Karenina, prende le mosse il percorso di Levin, il suo amore per la campagna, il suo avvicinamento a Kitty sino al matrimonio e alla scoperta della fede; e si sviluppa invece la triste storia di Anna, la sua relazione con Vronskj, l’abbandono del marito, la convivenza all’estero, in campagna e a Mosca sino al tragico suicidio.
Si è in presenza di una trama "ufficiale", che vorrebbe, forse, esprimere il pensiero e il messaggio di Tolstoj: solo l’attaccamento ai valori religiosi e a quelli tradizionali della Russia possono salvare l’uomo e il paese, mentre la vanità e l’ipocrisia, caratteristiche tipiche dell’aristocrazia, non possono che condurre alla distruzione personale e al disfacimento morale e sociale di un popolo.
Il generoso e profondo Levin trova nelle responsabilità del matrimonio, della famiglia e della gestione della terra la risposta ai propri interrogativi sociali ed esistenziali.
Non sono le nuove tecniche di produzione, le teorie economiche e i filosofi a dargli questa risposta, ma la vita stessa gli ha dato la rivelazione attraverso la coscienza del bene e del male." Non ho acquistato il sapere, ma mi è stato dato.
..
perché io, con le mie sole forze, non avrei potuto conquistarlo".
L’elegante e colta Anna, invece, che non ha rispettato i legami con i tradizionali sentimenti religiosi e sociali della Russia, è condotta, suo malgrado, alla disperazione: "quante cose, (quando ero bambina) che a quei tempi mi parevano belle e inaccessibili ora mi paiono misere! E quel che possedevo allora, ora è perduto per sempre".
Ma la contraddizione tra la ragione, che conduce alla morte, e la fede che conduce alla vita è presente sino agli ultimi momenti della vita di Anna: "Sì tutto mi disturba, mi tormenta.
La ragione ci è data per liberarci da quello che ci tormenta.
Dunque, bisogna che me ne liberi.
Perché non spegnere la luce, se non si ha più voglia di vedere nulla, se non si prova più altro che avversione nel guardare le cose?.
..
.ad un tratto il buio che avvolgeva ora ogni cosa per lei fu squarciato e la vita le si presentò per un attimo con tutte le sue chiare gioie passate.
..
Signore, perdonatemi tutto! proferì ancora, sentendo l’impossibilità di lottare.
Il Mugik, borbottando qualche cosa, lavorava sulle fondamenta".
Via via che si sviluppa il romanzo, il personaggio di Anna Karenina assume una vita autonoma, che travalica le stesse finalità dell’autore e che le dà peculiarità ben differenti da quelle richieste dalla trama ufficiale.
Sembra quasi che Tolstoj si innamori di questa sua creatura e non riesca a farla stare all’interno del ruolo progettato.
Dapprima è evidente che Anna è una figura vacua e vanesia, che risponde appieno ai falsi canoni dell’aristocrazia russa, ma poi lentamente cresce la complessità di questo personaggio, che ricerca l’amore assoluto e una vita autentica, al di fuori delle ipocrisie della società.
Anna è agitata da un profondo senso di colpa, per l’abbandono del marito e soprattutto del figlio, ma tuttavia sente di non essere colpevole, perché vuole soltanto "vivere la sua vita" in modo sincero e vero.
Da questo punto di vista non la si può definire una figura romantica, in quanto la storia di amore è importante ma costituisce in fondo il fattore scatenante di unʼaspirazione spirituale più profonda: la volontà di vivere la propria libertà senza ipocrisie e false convenzioni.
Anna Karenina è un personaggio tragico, che si distrugge e distrugge gli altri, quasi spinta da un demone (il sogno del vecchio Mugik) e da un destino che è al di sopra della sua stessa volontà.
Nel corso del romanzo si attua una sorta di "rovesciamento", una profonda modifica di prospettiva, che porta all’esaltazione del personaggio di Anna, apparentemente fragile e colpevole, rispetto ai più noiosi e piatti Levin e Karenin.

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